La Svanvita (Pariati), Milano, Malatesta, 1707

 SCENA XIV
 
 RODERICO, SVANVITA e REGNERO
 
 RODERICO
 Duce, vedrò giammai
 languir lo sdegno in que’ begl’occhi? Ed opra
910fia de’ consigli tuoi quel dolce nodo
 che di più regni e di più cori è ’l voto?
 REGNERO
 Non mai...
 SVANVITA
                       Qui di Svanvita
 l’affar si tratta; ella risponda e sola
 l’interprete ella sia de’ suoi voleri.
915Roderico, gl’affetti
 non insinua il consiglio. Il cor li detta.
 Mal sa piacer chi tenta
 piacer con l’altrui labbro; e ne l’amore
 vincer l’alma conviene e non sedurla.
920S’altri ti è necessario a far ch’io ti ami,
 o fiacco il merto in te conosci o credi
 in me facile il genio; e fai che sia
 l’amore o debolezza o bizzaria.
 RODERICO
 Per gradir al tuo cor ne addita i mezzi.
 SVANVITA
925Non cerco i mezzi, ove non amo il fine.
 RODERICO
 Tra noi, regina, è stabilito il nodo.
 REGNERO
 Politica l’unì, ragion lo scioglie.
 SVANVITA
 Né d’infido amator mai sarò moglie.
 RODERICO
 Svanvita, un re non soffre
930che di fé se gli manchi.
 SVANVITA
                                             Ei pria la serbi.
 RODERICO
 La mia stessa incostanza
 prova è di tua beltade e di mia fede.
 REGNERO
 A chi già fu infedel non ben si crede.
 RODERICO
 Ove parlano i re, taccia chi è servo.
 REGNERO
935Servo solo a Svanvita; e a te non lice
 quel zelo condannar ch’ella discolpa.
 RODERICO
 Quand’è indiscreto, anche un gran zelo è colpa. (A Regnero)
 Regina, io so che alfine
 giusta sarai.
 SVANVITA
                          Giusta ancor sono.
 RODERICO
                                                              E tanto
940disprezzo a chi t’adora.
 SVANVITA
 Ragion rende il tuo esempio al mio disprezzo.
 RODERICO
 Dunque la renda anche al tuo amor.
 SVANVITA
                                                                   Del torto
 pria si scorda chi ’l fa che chi ’l riceve.
 REGNERO
 E un’offesa real non è mai lieve.
 RODERICO
945A un audace vassallo
 silenzio imponi. Il mio soffrir già è stanco.
 SVANVITA
 Col labbro del suo duce
 ti risponde Svanvita.
 RODERICO
                                         E Olao ti parla
 con quel di Roderico; ei, re sovrano,
950vuole i nostri sponsali e può, se vuole.
 SVANVITA
 Men fasto, o Roderico,
 dal suo voler nulla dipende il mio.
 E s’egli è re, sono regina anch’io.
 RODERICO
 A’ dani tuoi anche i miei goti aggiungo.
 SVANVITA
955M’offri un soglio non tuo. Quando Regnero
 meco il divida o a te lo ceda, alora
 godrò d’esser regina
 e de la Dania e de la Gozia ancora.
 RODERICO
 Giace estinto Regnero e in te vaneggia...
 SVANVITA
 
960   Io vaneggio e tu deliri,
 vano amante e cieco re.
 
    La corona a cui ti aggiri
 falsi lumi ha sol per te.
 
    Spargi al vento i tuoi sospiri,
965se sospiri ancor per me.