La Svanvita (Pariati), Milano, Malatesta, 1707

 SCENA PRIMA
 
 Sobborghi alla gotica. Fiume in lontano con sopra gran ponte, per il quale si passa all’esercito de’ Goti. Da una parte padiglione reale, da cui escono:
 
 SVANVITA e REGNERO nobilmente vestito
 
 SVANVITA
 Tutti già ingombra i lidi
575il dano Marte ed in Regnero addita
 al soglio il successore, il re a’ vassalli.
 REGNERO
 Questo nome, o regina,
 serve, più che al mio fasto, a la tua fama.
 SVANVITA
 E regnante ti vuol chi re ti chiama.
580Qui gli arnesi guerrieri. E armato meco
 al comando verrai. (Fa cenno a’ suoi danesi, alcuni de’ quali entrano nel padiglione)
 REGNERO
                                      Sarò felice
 con l’eccidio de’ miei?
 SVANVITA
                                           Le amiche trombe
 saran gioie a’ tuoi fidi,
 rimorso a’ tuoi nemici.
 REGNERO
585Son leggi mie del tuo favor gl’auspici. (Ritornano dal padiglione e portano la spada e l’elmo per Regnero)
 SVANVITA
 Prendi l’elmo. Difendi
 la maestà di quella fronte augusta.
 Di vendetta, di regno
 le magnanime idee questo t’inspiri
590e questo le protegga. Il tuo diritto
 tu col braccio sostieni ed io con l’armi.
 REGNERO
 E ’l sosterrò. Già parmi
 che, tua mercé, sul capo mio risplenda
 tutto il fregio real.
 SVANVITA
                                    Questa ti renda
595le grandezze natie.
 Prendila; e trionfando,
 sia preludio sicuro
 l’elmo al diadema ed a lo scettro il brando.
 REGNERO
 Il mio valor tu sei. Sperate, o Goti;
600paventate, o Norvegi. Il primo acciaro
 de la mia destra è di Svanvita un dono.
 SVANVITA
 (E di quel bel primo trionfo io sono).
 REGNERO
 Numi, che custodite (Tenendo alta ed ignuda in mano la spada)
 i regni e i regi, udite;
605vi domando un impero,
 l’altrui sangue non già, non l’altrui pianto.
 Ma se convien, se piace a voi che mi apra
 sol questo acciar le chiuse vie del trono,
 facciasi. Vi ubbidisco. Io già lo stringo,
610stromento a le conquiste; e questo un giorno,
 in atto umile a l’are vostre appeso,
 al passaggier divoto
 dirà che fu mia speme e poi mio voto.
 SVANVITA
 Lodo il pio zelo e spero
615che fia grato Regnero anche a Svanvita.
 REGNERO
 Non muor che con la vita
 l’alto dover d’un beneficio illustre.
 SVANVITA
 (Godi, cor mio). Né t’obbliar regnando
 del nome mio la rimembranza almeno.
 REGNERO
620Mai non si obblia nome ch’è scritto in seno.
 SVANVITA
 Vanne dunque a regnar. Le sue fortune
 già perdé il tuo rival. Quell’alma ingrata
 del giurato imeneo distrusse i voti.
 REGNERO
 Ma chi succede al nodo?
 SVANVITA
                                               Il re de’ Goti.
 REGNERO e SVANVITA A DUE
 
                                 mi
625   A regnar il ciel        chiama;
                                 ti
 ma la brama de l’affetto
 cerca                            tuo
             un regno nel          petto,
 ti offre                          mio
 chiede                         tuo
              un trono nel          cor.
 ti alza                           mio
 
    E mi dice l’alma amante
630che, in veder il tuo sembiante,
 il dover
                  si fece amor.
 la pietà