La Svanvita (Pariati), Milano, Malatesta, 1707

 SCENA XV
 
 RODERICO e poi ILDEGONDA
 
 RODERICO
 Ecco Ildegonda; ella vien mesta e solo
 fa ’l nodo di Svanvita il suo gran duolo.
 ILDEGONDA
 
500   Chi sa dirmi se regnando (Tra sé)
 o se amando io più godrò?
 
 RODERICO
 
    Donde nasca il tuo dolore,
 dolce amore, io ben lo so.
 
 ILDEGONDA
 Meraviglia non fia, mio re sovrano,
505se, a chi ’l cor ne possiede, il duolo è noto,
 ond’è oppressa Ildegonda.
 RODERICO
 Compiango anch’io la tua sciagura. Un bene,
 e sperato e promesso,
 vedersi tolto e non sentirne affanno
510stupidezza saria più che costanza.
 ILDEGONDA
 (Parla per Sigiberto).
 RODERICO
 Giusto è ’l tuo senso; e necessario sfogo
 a perdita sì ria non si divieta.
 (Vuo’ farla più gelosa e poi più lieta).
 ILDEGONDA
515Non m’infingo, signor. Perder l’oggetto,
 che fu gloria e piacer de’ voti miei,
 pare un colpo per me troppo spietato.
 RODERICO
 Così volea l’ardua ragion di stato.
 ILDEGONDA
 Empia ragion; ma forse
520tanto dolor ti offende.
 RODERICO
                                          (E m’innamora).
 ILDEGONDA
 Se non fossi fedel...
 RODERICO
                                      (Quanto m’adora).
 Non più pene, non più. Rotto è quel nodo
 che da te, caro ben, mi dividea.
 Provvedersi a Svanvita
525converrà d’altro sposo. Il soglio e ’l letto
 di Roderico a te comun sol sia.
 Son tuo; sgombra ogni duolo, anima mia.
 ILDEGONDA
 I rai del tuo diadema e del tuo affetto
 dileguar ben dovean nubi sì fosche.
530Ma questi ultimi avvanzi
 di lungo amor tu mi perdona. Ancora,
 senza qualche sospiro,
 non si rammenta il cor di Sigiberto.
 RODERICO
 Sigiberto?
 ILDEGONDA
                       Poc’anzi
535la tua stessa pietade
 rese questa giustizia ad una vampa
 che moribonda ancor fuma e divampa.
 RODERICO
 No, questa fiamma arda immortal. (L’ingrata...)
 ILDEGONDA
 Non porterà, tel giuro,
540gl’incendi suoi sin sul tuo trono augusto.
 RODERICO
 Sforzo sì grande a la tua fé non chieggio.
 In Sigiberto, il veggio,
 l’invito ami del genio, in Roderico
 la fortuna del soglio.
545A lui l’amor ti unisce, a me l’orgoglio.
 ILDEGONDA
 Un tempo...
 RODERICO
                         Vanne.
 ILDEGONDA
                                         Sigiberto...
 RODERICO
                                                                Intesi;
 è la gloria e ’l piacer de’ voti tuoi.
 ILDEGONDA
 È vero, il fu.
 RODERICO
                          Tanta costanza ammiro.
 ILDEGONDA
 Ma....
 RODERICO
              Vanne. Ancor gli dei qualche sospiro.
 ILDEGONDA
 
550   Qual fida amai
 due vaghi rai,
 voi ancor belle,
 vezzose stelle,
 fida amerò.
 
555   Voi mi arderete,
 mi piagherete,
 qual d’altro guardo
 la fiamma e ’l dardo
 m’arse e piagò.