Eumene, Venezia, Albrizzi, 1697

 SCENA IV
 
 LAODICEA, EUMENE e NESSO con guardie
 
 LAODICEA
1100Deh, caro Eumene!
 EUMENE
                                      Principessa.
 LAODICEA
                                                               Eh lascia,
 lascia i nomi del fasto e a me rispondi
 con quei d’amor. Non t’abusar, crudele,
 d’una bontà che ti conserva; e tanto
 non lasciarmi arrossir d’inutil pianto.
 
1105   Dammi pietade,
 se pietà chiedo;
 rendimi amore,
 se amor ti do.
 
    Occhi adorati...
1110Ma già m’avvedo
 che siete ingrati...
 Deh serenatevi
 o morirò.
 
 EUMENE
 Laodicea, chiamo il cielo
1115in testimon del cuor. Vedo che m’ami
 più di quello che dei, più che non merto.
 Tanta bontà, il confesso,
 mi sorprende, mi turba; e pur è forza
 ch’io ne senta il dolor d’esserti ingrato.
1120Se vuoi...
 LAODICEA
                    Nulla più voglio.
 Nulla più ti richiedo, odio i tuoi doni
 e di me stessa alfin rossor mi prende.
 A que’ ceppi, o spietato, a quegli orrori
 che volea risparmiarti,
1125ti appresta omai.
 EUMENE
                                  Costante
 attendo...
 LAODICEA
                     Olà.
 NESSO
                                Che chiedi?
 LAODICEA
                                                        A me qui reca
 per pena d’un ingrato aspre catene.
 NESSO
 Ubbidisco. (Nesso parte)
 EUMENE
                        Quest’ira...
 LAODICEA
                                               Odimi. Io t’amo;
 ma tu ti perdi inutilmente. Hai tempo
1130ancora di salvarti e consolarmi.
 Non far ch’io mi disperi.
 Dammi un placido sguardo e mi disarmi.
 EUMENE
 La mia vita è in tua mano. Il men che temo
 è di morir, per chi morir sol devo.
1135Prendila.
 LAODICEA
                    E più la morte
 ami di Laodicea?
 EUMENE
 No, ma più de la vita amo la fede.
 Fammi morir.
 NESSO
                              Ecco, regina, i ceppi.
 EUMENE
 Pronto gl’incontro.
 LAODICEA
                                     Altrove (Li prende e li getta a terra)
1140portinsi quei di morte
 orribili stromenti. E che mi giova
 legare il piede a chi non posso il core?
 Parti.
 NESSO
              Men volo.
 LAODICEA
                                  Ah, torna.
 NESSO
 (Fan costei delirar sdegno ed amore).
 LAODICEA
1145Scegli, Eumene. Ecco i ceppi, ecco lo scettro.
 Ecco morte, ecco vita.
 Qual più t’aggrada?
 EUMENE
                                       Ancor mi tenti? Il piede...
 LAODICEA
 Sì, s’incateni. A la prigion si guidi.
 Trionfasti abbastanza
1150de la mia debolezza, alma superba.
 EUMENE
 Andiam, Nesso.
 LAODICEA
                                Sì, vanne. Ah! Laodicea
 altri nodi, altri ceppi,
 altro carcere, ingrato, a te volea.
 EUMENE
 
    Dammi vita o dammi morte;
1155sarò forte
 ne la fede e ne l’amor.
 
    Chi ha timor di tolerarle
 non ritorna a le catene.
 S’ebbi cuor per incontrarle,
1160per soffrirle avrò più cuor.