La Svanvita (Pariati), Milano, Malatesta, 1707

 SCENA X
 
 SVANVITA e REGNERO
 
 SVANVITA
 (Vezzosa maestà!)
 REGNERO
                                    Mandi ’l tuo sdegno
 primo araldo a lo sposo?
 SVANVITA
 Risponde la vendetta a chi m’accoglie
 con l’onta d’un disprezzo.
 REGNERO
360Un re...
 SVANVITA
                 Chi, Roderico?
 Regna; ma non è tale. Hanno i miei voti
 altre speranze, altro sovrano i Goti.
 REGNERO
 Altro sovrano?
 SVANVITA
                              (Egli si asconde). Ignoto
 a queste spiagge è di Regnero il nome?
 REGNERO
365Noto ma senza pro. Morì quel prence.
 SVANVITA
 (Prudente ancor diffida). E tu chi sei?
 REGNERO
 Parlan le spoglie, onde mi vedi involto.
 SVANVITA
 Eh, le spoglie talor smentisce il volto.
 REGNERO
 
    Tu vedi un pastorello, un infelice.
370Se talor col pianto mio
 chiedo al fonte chi son io,
 mi risponde con l’onde e mi dice:
 «Tu vedi un pastorello, un infelice».
 
 SVANVITA
 In te tutto mi scuopre
375virtude e nobiltà. D’un sangue augusto
 l’onor già leggo in quel rossor sincero.
 Parla; ardisci; abbi fé; tu sei Regnero.
 REGNERO
 Regina, poiché in me di lui non resta
 che il nome sfortunato,
380io lo tacea per mio minor cordoglio.
 Regno, vassalli e soglio
 diemmi ’l natal. Torilda
 tutto mi tolse. A me pendea sul capo
 maggior periglio. Asmondo,
385che per cenno real mi custodia,
 cauto me n’involò; morto mi finse
 per serbarmi, felice, un giorno al trono.
 La mia sorte, i miei danni e ’l viver mio
 a Svanvita fidai. Regnero io sono.
 SVANVITA
390E ben tutto fidasti. Or quanto tacque
 la tua ragion?
 REGNERO
                            Due lustri.
 SVANVITA
 E perché non chiedesti
 a una fuga onorata il tuo soccorso?
 REGNERO
 Col periglio d’Asmondo
395credute avrei le mie grandezze infami.
 SVANVITA
 Potean armarsi i tuoi. Fidi ti sono.
 REGNERO
 Amo il sangue de’ miei più ch’il mio trono.
 SVANVITA
 Giova però sovvente
 Marte ad Astrea. Giova a lo scettro il brando.
 REGNERO
400Agl’avi di Regnero
 piacque regnar su l’alme e ’l lor diadema
 cercar più ne l’amor che ne la tema.
 SVANVITA
 E ne l’amor si cerchi ’l tuo. La Dania
 proteggerà con l’armi
405de la Gozia la fede. In Sigiberto,
 che già prevenne a tuo favor le schiere,
 ti prometto un campion. Donna è Svanvita
 ma donna tal che fia tuo scudo e tale
 che già scema le glorie al tuo rivale.
 REGNERO
410Dal rio destino illesa
 mi rimanea la libertà de l’alma;
 ma di Svanvita a fronte
 oggi la perdo ed è mio fregio. Accetta,
 vergine illustre, il sacrifizio e ’l voto
415che tua virtude e tua bellezza onora.
 SVANVITA
 E l’accetta Svanvita (e s’innamora).
 Qui parte de’ miei fidi
 resti con te. Dal mar trarrò sui lidi
 le forze nostre. Colà ti attendo. Addio.
420Ah! non senza un sospir partir poss’io.
 
    Nel guardo tuo seren
 sfavilla lo splendor che ti fa grande.
 (Ed anche nel mio sen ne giunse un lampo). (A parte)
 
    E quel gentil balen
425diventa un dolce ardor, se al cor si spande.
 (Vorrei scoprirgli almen ch’anch’io n’avvampo).