Eumene, Venezia, Albrizzi, 1697

 SCENA II
 
 ARTEMISIA e PEUCESTE
 
 ARTEMISIA
 Lo veggo, amico. A bersagliarmi han preso
 gl’invidi fati; estinto
1065meco vogliono Eumene.
 PEUCESTE
                                              In preda al duolo
 non ti lasciar.
 ARTEMISIA
                            Che più mi resta? Il duce
 langue fra’ ceppi; il campo
 veggo avvilito e Laodicea più forte;
 mi tradiscono i miei; tutto m’è avverso,
1070tutto fatale. In questa
 disperata mia sorte,
 fuor che il solo morir, che più mi resta?
 PEUCESTE
 Ti consola, o regina. Ancor ci giovi
 tentar gli ultimi sforzi
1075e a la vita d’Eumene
 sacrificar più vittime innocenti.
 ARTEMISIA
 Ma quando l’altrui sangue
 a salvar non lo basti, eccomi anch’io
 a’ piè di Laodicea,
1080pronta a versar per la sua vita il mio.
 
    Se non vivo a l’amor,
 non vo’ viver al dolor,
 al rigor de la mia sorte.
 
    No, che la mia,
1085più che vita, saria
 tormento e morte.