Eumene, Venezia, Albrizzi, 1697

 SCENA PRIMA
 
 ANTIGENE, PEUCESTE e poi ARTEMISIA
 
 ANTIGENE
1025In tal guisa, o Peuceste,
 oprar m’è forza. Andiam, miei fidi.
 ARTEMISIA
                                                                  E dove,
 Antigene, ten vai?
 ANTIGENE
                                    Dove, o regina,
 troverò chi più grato
 riconosca il mio zelo e la mia fede.
 ARTEMISIA
1030E nel duopo miglior tu m’abbandoni?
 ANTIGENE
 Troppo ti son fatal.
 ARTEMISIA
                                     Per te sperava
 la libertà d’Eumene.
 ANTIGENE
 Per me che l’ho tradito?
 Per me, barbaro autor di sue catene?
 ARTEMISIA
1035Antigene, il confesso. Ebbi poc’anzi
 un ingiusto timor; ma ciò che oprasti,
 a favor del mio duce entro del campo,
 disingannò la mente,
 nel mio cuor ti difese,
1040me colpevole fece e te innocente.
 ANTIGENE
 Mal mi ravvisi. Al primo error ritorna.
 Traditor mi credesti;
 traditor ti abbandono.
 Non m’arrossisco in dirlo.
1045Riconoscimi pur; qual fui, tal sono.
 PEUCESTE
 Dunque i suoi prieghi...
 ANTIGENE
                                              Invan gli sparge. Addio.
 ARTEMISIA
 Va’ pure, infido. Or che mi lasci, io torno
 a’ miei primi sospetti e a te do fede.
 Se traditor tu parti,
1050almeno in tanti affanni
 il dolor non avrò di rimirarti.
 Va’ pur; la tua partenza
 mi farà più tranquilla.
 ANTIGENE
 E perciò t’abbandono. Addio, regina.
1055(Se più miro quegli occhi, il cuor vacilla).
 
    Ti lascio e forse ancora
 conoscerai ch’io sono
 un traditor fedel.
 
    Chi sa se avremo alora
1060un pentimento egual,
 io d’esser sì leal,
 tu sì crudel.