L’amor generoso, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA II
 
 ALVILDA
 
 ALVILDA
 Qual giunto appena il caro nome a’ sensi,
 qual nel sen mi si è desto
445tumulto di pensieri? Affetti miei,
 è inganno od è piacer questo ch’io sento
 ignoto turbamento?
 Qui... fra poco... Sivardo...
 Sivardo? O nome! O Alvilda!
450Andiam meglio a dispor l’anima amante.
 Sì, che se il solo nome
 tanto ti turba, e che farà il sembiante?
 
    Già credea mio sol diletto
 riveder nel vago oggetto
455la beltà che tanto adoro.
 
    Or sia amore o sia destino,
 quando forse io l’ho vicino,
 temo insino il mio ristoro. (Si ritira nel gabinetto)