L’amor generoso, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA X
 
 GIRITA ed ALDANO
 
 GIRITA
 Potessi almen ritrarmi... Almeno dirgli...
315Eccolo... Io son perduta.
 ALDANO
 Girita, anima mia,
 oh, dacché ti lasciai col fier regnante,
 quai timori, quai pene
 provai per te! Che fe’? Che disse! Come
320ti togliesti al suo amor? Come al suo sdegno?
 Oimè! Non mi rispondi?
 Tal mi accogli? Perché?
 GIRITA
                                             Parti e rispetta
 il decreto sovrano.
 ALDANO
 Noi siam qui soli. Ad altri affari intento,
325or lontano è il rival.
 GIRITA
                                      Son questi luoghi
 pieni del suo poter. Sin questi sassi
 han per lui sguardo e voce; ed ei presente,
 spesso tutt’ode e sente.
 ALDANO
 E da quando sì timida, o Girita?
 GIRITA
330(Affetti, per pietà, siate crudeli).
 ALDANO
 Chi ti rende cotanto
 da te stessa diversa? Insino, oh dio,
 ricusarmi un tuo sguardo!
 Forse in odio ti son? Ah, s’io il credessi...
335Di’, per quella ten prego
 del nostro amor soave rimembranza,
 per quegli dei che mi giurasti, o sposa,
 onde il silenzio? Onde il rigor? Qual nume,
 qual destino si è mosso
340a’ danni miei? Parlami, o dio!...
 GIRITA
                                                            Non posso.
 
    Non posso, Aldano... (Il labbro
 quasi ti disse «o caro»
 e quasi sospirò).
 
    Parto. Destino avaro
345a te mi toglie. Addio.
 (Vorrei dirgli «idol mio»
 ma la lingua non osa e il cor non può).