L’amor generoso, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA V
 
 SIVARDO e i suddetti
 
 SIVARDO
125Re, se a chi leggi impone
 leggi arreco, il condona.
 FRILEVO
 Che fia, Sivardo?
 SIVARDO
                                   Il popolo già in armi
 in questo di ti chiede
 o le nozze di Alvilda o il tuo diadema.
 FRILEVO
130Dovrei l’anime infide
 punir, non compiacer. Pur l’ire affreno.
 Il contumace popolo vassallo
 oggi me vedrà sposo e lieta Alvilda.
 Ad Aldano m’invio. Tu, caro Asmondo,
135usa fede, usa ingegno
 e a te di Elfreda, mia real germana,
 giuro le nozze in guiderdon dell’opra.
 SIVARDO
 (Di Elfreda? O me infelice!)
 ASMONDO
 Troppo eccelsa mercede.
 FRILEVO
140La tua sorte è in poter della tua fede.
 
    A chi non posso amar,
 dirai che ne ho dolor.
 
    Vorrei, dovrei, lo so,
 a lei serbar la fé.
145Ma che?
 Voler, dover che può
 dov’è tiranno amor?