L’amor generoso, Venezia, Rossetti, 1707

 SCENA VII
 
 ALDANO ed ASMONDO dalla fortezza ed ALVILDA
 
 VOCI DI DENTRO
 
    Viva il prode, Aldano viva.
 Viva, viva. (Si spiega bianca insegna su la fortezza, di cui, calatone il ponte, n’esce prima Asmondo e poi Aldano)
 
 ALVILDA
 Tregua, o campioni. In su le mura ondeggia
 bianco vessillo.
 ASMONDO
                               Ecco, regina, il prence.
 ALVILDA
1065(O vista! O amore! In sì felice istante
 resisti a la tua gioia, anima amante).
 ALDANO
 Reo del tuo sdegno a te, regina, io vengo
 e indegno vengo di pietà. L’inganno
 con l’amor non discolpo. (S’inginocchia)
1070Perdon ne imploro al regio piede e meco
 il più giusto compenso a te ne reco.
 ALVILDA
 (Mi sta a’ piedi il mio cor). Principe, sorgi.
 Obblio le andate offese.
 A me serva in vendetta
1075il poterti punir col mio perdono;
 e la sola tua pena
 sia ’l gradir la mia destra ed il mio trono.
 ALDANO
 Darò al tuo amor quanto per me dar lice.
 Ma avrà pace Frilevo?
 ALVILDA
1080Purché sii mio, l’avrà Frilevo e ’l regno.
 Chi dà leggi a l’amor le impone a l’ira.
 ASMONDO
 (Dania, da’ tuoi spaventi omai respira).
 ALDANO
 Or mi ascolta e rimira. (Snuda uno stilo)
 Né ti appressar, che al primo passo io vibro
1085l’ignudo acciaro e me lo immergo in seno.
 ASMONDO
 Che dir vuoi?
 ALVILDA
                            Che tentar?
 ALDANO
                                                    Lungi o mi sveno.
 ALVILDA
 (M’inorridisce). Parla. (Girita esce della fortezza per la porta segreta)
 ALDANO
 Tuo son ma sol quanto esser posso. È tuo
 questo misero corpo.
1090Vuole onor ch’io tel dia né amor mel vieta.
 Ma perdona. Quest’alma
 non è più mia né tua esser può. La diedi
 a la cara Girita. Essa a lei torni,
 qual la deggio al suo amor, pura e fedele.
1095Prendila, anima mia. (In atto di ferirsi)