L’amor generoso, Venezia, Rossetti, 1707

 SCENA XII
 
 ALDANO e poi GIRITA
 
 ALDANO
 Ma che giovano, Aldano,
 de la tua fedeltà l’estreme prove,
 se ne perdesti il frutto?
 Quel funesto momento, in cui ti vidi
770sì diversa da te, bella Girita,
 troppo impresso ho ne l’alma e non l’obblio.
 GIRITA
 Fuggi, ah! fuggi, se m’ami, idolo mio.
 ALDANO
 Girita...
 GIRITA
                  È grave il rischio
 che ti sovrasta. Il re di sdegno avvampa
775da te deluso. Io non lontano il vidi
 favellar con Asmondo. Intesi e corsi
 d’amor sospinta e da timor. Deh! Fuggi.
 ALDANO
 Ch’io fugga, ingrata?
 GIRITA
                                         Non è questo il tempo
 di discolpe per me, per te di pianti.
780T’amo, son tua, ti son fedel; ma fuggi.
 ALDANO
 E la mia fuga in libertà ti lasci
 i novelli sospiri.
 GIRITA
 Eh! Mio prence...
 ALDANO
                                   Ubbidirti
 già mi conviene e liberarti, infida,
785da quel rossor che hai di vederti avante
 un lusingato e poi tradito amante.
 GIRITA
 In un tempo miglior saprei punirti
 de la tua diffidenza.
 Ma nel vicin periglio
790cerco la tua salvezza,
 non la tua pena. Aldano, amato sposo,
 va’, ti consola e credimi innocente.
 ALDANO
 Tu che poc’anzi...
 GIRITA
                                  Alora
 la mia vita era il prezzo
795di un accento e di un guardo.
 Ci udia Frilevo e ’l minacciava ascoso.
 ALDANO
 Ci udia Frilevo?
 GIRITA
                                 Ed io dovea costretta
 e tacermi e salvarti. Alor fu solo
 ch’io volea non amati o amarti meno.
800Facea forza al dolore,
 soffocava i sospiri; e mio spavento
 era il mostrar pietà del tuo tormento.
 ALDANO
 Non più. Già troppo intesi
 il tuo amore, il mio bene e la mia colpa.
805Reo son del mio timore.
 Perdon ne chiedo, o mia diletta, e lascia
 che a’ tuoi piedi l’ottenga... (S’inginocchia)
 GIRITA
                                                     O ciel! Che fai?
 Ecco il re. Non vi è scampo. O rischi! O pene!