L’amor generoso, Venezia, Rossetti, 1707

 SCENA V
 
 ALVILDA e SIVARDO
 
 ALVILDA
 Entri il principe. (Affetti,
 e pur mi ripetete: «Ecco il mio bene»). (Entra nella camera)
 SIVARDO
485Regina Alvilda, il cenno
 del fratello regnante,
 ma più ’l desio di vagheggiar quel volto,
 mi presenta a’ tuoi sguardi. Aldano io sono,
 nome forse non vil, nome che forse
490al norvego oceano e al più remoto,
 opra di mia virtù, non passa ignoto.
 ALVILDA
 (Questi è Aldano, o miei lumi?
 Questi è ’l danico Marte?
 Questi è l’amor? Son quelli
495gli atti, i moti, gli accenti,
 delizie de la mente?
 Incanti de lo sguardo?
 L’idea del mio Sivardo?
 Ah! Se fosse, occhi miei,
500se tal fosse Sivardo, io l’odierei).
 SIVARDO
 Anche nel tuo silenzio (Si avanza)
 amabile ti trovo.
 La gloria hai di piacermi ed in Aldano
 tua beltà mal negletta
505fa un’illustre vendetta.
 ALVILDA
 (Che alterigia!)
 SIVARDO
                                (È confusa).
 ALVILDA
 Principe, non mi infingo; al primo aspetto
 del german di Frilevo,
 tutta in sen mi si scosse
510l’alma sdegnosa; e in questo
 fier tumulto d’affetti
 mal poss’io...   (Sivardo, preso un seggio, si asside)
 SIVARDO
                             Non ti aggravi
 seder, regina. Io vengo
 ne’ tuoi lumi a cercar la mia fortuna,
515non a render ragion del fallo altrui.
 ALVILDA
 (Né v’è beltà né gentilezza in lui). (Siede)
 SIVARDO
 Certo genio feroce,
 che da la prima età mi spinse a l’armi,
 non degnò di abbassar l’idea guerriera
520nel vil piacer di effemminati amori.
 Or mi piacque su’ mari
 veleggiare a’ trionfi, ora oltre i lidi
 de le provincie conquistate e dome
 stender le leggi de la Dania e ’l nome.
 ALVILDA
525(Spira fasto). Mi è noto
 che il re Sveco vincesti...
 SIVARDO
                                               E ti sia nota
 la Blechingia ritolta,
 la Sconia soggiogata...
 ALVILDA
 Lo so...
 SIVARDO .
                Saprai la sorte
530del Sassone abbattuto,
 dell’Olsato sconfitto.
 Tanto poté sol questo braccio invitto.
 ALVILDA
 (Noiosi vanti).
 SIVARDO
                              Invitto dissi? O dei!
 
    A fronte di quelle
535vivaci facelle,
 inaridiscon tutti i lauri miei.
 
 Se pur, luci amorose,
 non è maggior mia gloria
 che divenuto io sia vostra vittoria.
 ALVILDA
540(Più noi posso soffrir. Quanto è superbo).
 SIVARDO
 
    Rispondi. Ti è grato
 ch’io t’ami con fé?
 
    Già tutto il mio fato
 dipende da te.
545Rispondi... (Alvilda interrompendolo si leva furiosa)
 
 ALVILDA
 Sì, rispondo; abbastanza
 tacqui e dissimulai. Prence, con tanta
 confidenza d’affetto
 non si denno trattar sì gravi affari.
550Vanne. Al regio ministro
 su’ proposti imenei
 esporrò risoluta i sensi miei.
 SIVARDO
 
    Ricordati, bel volto,
 che hai tolto ad un gran cor la libertà.
 
555   Ei venne a te disciolto;
 ma parte in servitù
 né più gli val virtù
 contra la tua beltà.