L’amor generoso, Venezia, Rossetti, 1707

 SCENA XII
 
 ALDANO e poi SIVARDO
 
 ALDANO
390Il re, non senza arcano,
 vuol ch’io vada ad Alvilda.
 Pavento insidie e le comprendo in parte;
 ma forse schernirò l’arte con l’arte.
 SIVARDO
 Legge è del re, mio prence,
395ch’io teco venga a la regina e i voti
 poscia ne intenda.
 ALDANO
                                    Amico,
 del tuo zelo m’è d’uopo.
 Grave è l’affar; ma se ’l mio amor, se hai cari
 di Elfreda gl’imenei...
 SIVARDO
                                           Con tal mercede
400perché il merito togli a la mia fede?
 ALDANO
 Cangiar dei meco e nome e grado. Aldano
 tu sarai per Alvilda ed io Sivardo.
 SIVARDO
 Strana frode!
 ALDANO
                            E di amor figlia gentile.
 SIVARDO
 Ma difficil per me. Come poss’io
405ben sostener de la tua fama il grido?
 ALDANO
 Anzi molto occultar dei di te stesso,
 finger ruvido tratto, aspro sembiante,
 lodar la sua beltà ma con fierezza,
 favellarle di amor ma con orgoglio,
410offrirle il letto e non parlar del soglio.
 SIVARDO
 Ma non fosti in Norvegia?
 ALDANO
                                                  Io fin d’alora
 ad Alvilda mi offersi
 col nome di Sivardo e tal mi crede.
 Tutto ci arride. Solo...
 SIVARDO
415Da l’opra mia conoscerai mia fede.
 ALDANO
 
    Amor di re tiranno,
 di te la palma avrò.
 
    L’insidie de l’inganno
 con l’arte schernirò;
420e fasto con virtù combatterò.