Eumene, Venezia, Albrizzi, 1697

 SCENA IX
 
 ANTIGENE e li suddetti
 
 ANTIGENE
680Signor, de’ tuoi disegni istrutto il campo,
 mosso da un giusto zelo,
 esce fuor de le tende,
 corre, non ha chi ’l freni e già d’intorno
 ogni sentiero a la tua fuga ha chiuso.
 EUMENE
685Come? Anch’egli congiura
 contro al mio onor? Vuol che di fede io manchi?
 Vuol tormi una vittoria?
 E ’l suo importuno amor viene a tradirmi
 nel destino miglior de la mia gloria?
690Ma chi osò d’istruirlo?
 Chi ’l provocò? Chi ’l mosse?
 Di’. Chi fu il traditor? Chi fu l’iniquo?
 ANTIGENE
 Vuoi conoscerlo, Eumene?
 EUMENE
 Parla.
 ANTIGENE
              Quello son io.
 EUMENE
695Tu, Antigene?
 ANTIGENE
                             Io quel sono.
 Il desio di salvarti
 diè spirti a l’alma e ti tradì con merto.
 Tratta, Eumene, il mio zelo
 col nome di delitto e quanto sai
700me ne incolpa e punisci. Un tal delitto
 di che farmi arrossir non avrà mai.
 EUMENE
 Dopo i miei benefizi, è questo il prezzo
 che ne ricevo, ingrato? Io che poc’anzi...
 Ma or or ti pentirai de’ tuoi disegni.
705Olà. (A una guardia)
 PEUCESTE
             Che mai risolve!
 ANTIGENE
                                             O lui salvate
 o me uccidete ancor, stelle spietate. (Si alzano in questo le due ali del padiglione e si vede tutto l’esercito d’Eumene in atto d’impedirgli la partenza)