Il Teuzzone, Venezia, Pasquali, 1744 (Teuzzone)

 SCENA VII
 
 Vasta campagna, tutta circondata di palme, con sepolcri reali.
 
 ZELINDA, poi ARGONTE e poi TEUZZONE dalla città
 
 ZELINDA
 
    Che amaro tormento
 è indugio di bene.
 
 ARGONTE
 
205   Ma poi che contento,
 quand’egli si ottiene.
 
 ZELINDA
 Argonte, ov’è il mio sposo? Ove il mio amore?
 ARGONTE
 L’hai sì vicino; e non tel dice il core?
 TEUZZONE
 È possibile, o cara, o mia Zelinda,
210che nel maggior de’ miei dolori io stringa
 il miglior de’ miei voti?
 ZELINDA
                                              O sposo! O dolce
 di quest’alma fedele unica speme!
 O felice momento
 che dilegui il mio affanno e il mio spavento!
 A DUE
 
215   Mi usciria per gran diletto
 fuor del sen l’alma e la vita;
 ma la sento al cor più unita
 nello stringerti al mio petto.
 
 ZELINDA
 Tacito duol v’è che non lascia intero
220alla tua gioia il corso.
 Ma che? Sei lune e sei corser dal giorno
 che nel tartaro ciel restai dolente,
 priva di te, mio sol conforto; ed ora
 qui prevalse in mirarti
225ad ogni altro pensier quel di abbracciarti.
 TEUZZONE
 Negar nol posso. Il genitor mi tolse
 empia, immatura morte. Ah! Tu perdona
 s’ora divide i suoi tributi il ciglio
 tra gli uffici di amante e quei di figlio.
 ZELINDA
230Del tuo duol degno è il padre.
 TEUZZONE
                                                        Or sì con sacra
 pompa verrà qui alla sua tomba il regno,
 per onorarne il funeral primiero.
 ZELINDA
 Io, se vi assenti, ad ogni sguardo ignota,
 ne osserverò la strana pompa e il rito.
 TEUZZONE
235Poi quando alzato m’abbia
 al comando sovrano
 col pubblico voler quello del padre,
 vieni, sposa, ed accresci
 del fausto dì col tuo bel volto i rai.
240In offrirti le porpore...
 ZELINDA
                                           Eh! Teuzzone!
 
    Il mio giubilo, il mio orgoglio
 è regnar sul tuo bel core.
 
    Piacer, gloria, vita e soglio,
 tutto tutto ho nel tuo amore. (Si ritira in disparte con Argonte e co’ tartari)