Il Teuzzone, Milano, Malatesta, 1706

 SCENA XII
 
 ZIDIANA, ZELINDA
 
 ZIDIANA
 Vanne, spietato, vanne
 quella pietà a incontrar che ti è dovuta.
 ZELINDA
 Non più pianto, non più. Sangue mi chiede
1550l’atroce piaga. Unisci
 la rivale a l’amante,
 crudel regina, ed a Teuzzon Zelinda.
 ZIDIANA
 Zelinda!... Che?...
 ZELINDA
                                   Nel mio dolor, nel mio
 furor la riconosci. In me finisca,
1555barbara, il tuo delitto.
 Qui l’odio tuo sarà più giusto. Dammi,
 dammi un supplicio in dono.
 La tua rival, la tua nemica io sono.
 ZIDIANA
 Vedi, Zidiana, vedi
1560a qual fé si appoggiar le tue speranze.
 Perfida, or l’arte intendo.
 Tu quella sei che inspira il ciel? Tu quella?...
 Basta. Sovvengon tutte
 l’empie tue frodi a l’amor mio tradito;
1565e nel tuo sen nol lascierò impunito.
 ZELINDA
 Piacemi l’odio tuo. Sfogalo appieno,
 sfogalo, e te ne assolvo, in questo seno.
 ZIDIANA
 Resta pur qui fra l’ombre e custodisci
 l’idea di mie vendette.
1570Io parto a maturarle; e debitrice
 parto a la mia rival di un gran diletto.
 ZELINDA
 Armiam, tu d’ira, io di fermezza il petto.
 ZIDIANA
 
    Su l’orme del furor
 meco agitato e fier
1575sen viene il cor.
 
    E da la mia vendetta
 aspetta quel piacer
 che non gli diede amor.