Il Teuzzone, Milano, Malatesta, 1706

 SCENA III
 
 CINO e poi SIVENIO
 
 CINO
1295Cieli! Ch’io ’l creda? E sarà ver... Sivenio
 giunge opportuno. Or sia nel dubbio affanno
 o riposo o vendetta un disinganno.
 SIVENIO
 Sono in porto le nostre
 felicità. Segnò Zidiana il foglio.
1300Morrà Teuzzone; e in dì sì lieto ei fia
 del pubblico piacer vittima illustre.
 CINO
 Tanto giubilo, o duce,
 odio egli è solo? O ne ha gran parte amore?
 SIVENIO
 Amor?
 CINO
                Sì, tua speranza
1305non è ciò ch’è mio acquisto, un letto, un soglio?
 SIVENIO
 Qual favellar?
 CINO
                             Ti turbi?
 SIVENIO
 Morrà Teuzzon, di che ho timor? Sì, sono
 già mio possesso il talamo ed il trono.
 CINO
 Son tuo possesso?
 SIVENIO
                                    Tanto
1310promise al mio valor la tua regina.
 Tu datti pace e a me tuo re t’inchina.
 CINO
 Sivenio, con la vita
 ceder solo poss’io le mie speranze;
 né de’ miei scherni altero andrai.
 SIVENIO
                                                               Cotesti
1315impeti dono a un disperato affetto;
 e a l’antica amistà l’ire perdono.
 CINO
 Che perdon? Che amistà? Su, qui decida
 la tua spada e la mia
 chi di scettro e di amor più degno sia. (Dà mano alla spada)
 SIVENIO
1320Non rifiuto il cimento;
 e sarà tuo gastigo il tuo ardimento. (Fa lo stesso. Si battono)