Il Teuzzone, Milano, Malatesta, 1706

 SCENA II
 
 ZELINDA, poi CINO
 
 ZELINDA
 Vien Cino. Anzi ch’io vada
 al carcere fatal, giovi usar seco
 l’arte. Un credulo amor si disinganni;
 e de l’evento abbia la cura il cielo. (Si ritira in disparte)
 
1255   Quanto costi al mio riposo
 empia brama, ingiusta spene?
 
    Sorte infida e amor geloso
 mi spaventa e mi dà pene.
 
 Cino.
 CINO
              Vergine saggia.
 ZELINDA
                                            Errai. Dovea
1260dir re e signore. In breve il regio ammanto
 più illustre renderà la tua fortuna.
 CINO
 (Bene a me incerto).
 ZELINDA
                                         In breve
 un sangue accrescerà chiaro e innocente
 i diletti a l’amore e i fregi agl’ostri.
 CINO
1265I detti tuoi mi fan confuso e lieto.
 ZELINDA
 Così ti parla al core
 ambizion e amore.
 Misero! Ancora intendi
 qual col mio labbro a te favelli il vero.
1270Re del cinese impero,
 sposo a colei che adori,
 godrà un rival di tue fatiche il frutto;
 e a te fia che rimanga
 sol l’infamia e ’l rimorso e l’onta e ’l lutto.
 CINO
1275Come? O dei! Qual rival? Cino infelice!
 ZELINDA
 Più non dirò. Vanne; a Sivenio il chiedi,
 a Sivenio che gode
 più de l’inganno tuo che del suo amore.
 Troppo è ’l soave oggetto
1280un tradito rival.
 CINO
                                (Povero core!)
 ZELINDA
 Or va’; cerca i diletti
 nel funeral de l’innocenza. A costo
 de la tua gloria misero ti rendi.
 Servi a chi ti tradisce; e un colpo affretta
1285che fia prima tua infamia e poi mia pena.
 Tale il premio sarà, tal la mercede
 di un colpevole amor, di un’empia fede.
 
    Se credi a quel bel labbro
 che ti promise amor,
1290povero cor, t’inganni!
 
    Sovvente chi ben ama,
 sognando ciò che brama,
 pensa trovar affetti
 e trova inganni.