Il Teuzzone, Milano, Malatesta, 1706

 SCENA PRIMA
 
 Giardini reali corrispondenti a prigioni.
 
 ZELINDA, ARGONTE
 
 ARGONTE
 Co’ tuoi tartari al cenno
 pronto verrò. Ma che far pensi?
 ZELINDA
                                                            Al fato
1230unirmi del mio sposo.
 ARGONTE
 Voler seco perir non è un salvarlo.
 ZELINDA
 Peggior morte saria viver senz’esso.
 ARGONTE
 Zelinda, in te conserva
 la sua metà più cara e torna al padre.
 ZELINDA
1235Ch’io torni al padre? E mel consiglia Argonte?
 Se un codardo desio di fragil vita
 spaventa la tua fede,
 va’, lascia questo ciel; torna onde uscisti.
 E al genitor dolente
1240dirai: «La tua Zelinda
 colà restò sol per seguir la sorte
 del suo amato consorte».
 ARGONTE
 Ah! Tu mi offendi a torto. Il zelo mio
 è pietà che ho di te non mia viltade.
1245Teco sarò fino al respiro estremo
 che il rischio tuo, non la mia morte io temo.
 
    Disunirmi non può vil timore
 da la fede che a te mi legò.
 
    Questa sola dà moto al mio core
1250e fuor d’essa altro core non ho.