Il Teuzzone, Milano, Malatesta, 1706

 SCENA XI
 
 SIVENIO e CINO
 
 SIVENIO
 Qui tosto il reo si guidi. (Alle guardie)
 CINO
 Tutto abbiam vinto, amico, e pur non posso
 vincer i miei rimorsi.
 SIVENIO
 Dei regnar, dei goder; e hai cor sì vile?
 CINO
915Aver ci basti un innocente oppresso;
 nol vogliamo anch’estinto.
 SIVENIO
 No no, colpa imperfetta
 ricade ne l’autor. Siamo in un mezzo
 che o perir ci conviene o compir l’opra.
 CINO
920In noi l’odio cadrà, l’infamia in noi.
 SIVENIO
 Da sé stesso alfin muore,
 come fiamma senz’esca, odio impotente;
 e la colpa felice anche è innocente.
 CINO
 Ecco il prence.
 SIVENIO
                              Suoi giudici sediamo.
925Condannato egli sia.
 Non mancano al poter giammai pretesti.
 Ogni nostro delitto è già suo fallo;
 e non abbia riguardi un reo vassallo. (Vanno a sedere al tribunale)