Il Teuzzone, Milano, Malatesta, 1706

 SCENA II
 
 ZELINDA, TEUZZONE, e poi ARGONTE
 
 ZELINDA
 Ove, o prence, fra l’armi?
 TEUZZONE
                                                 (O dei! Zelinda?)
 ZELINDA
 Senza me, dove, o sposo?
 TEUZZONE
 A vincere o a morir! Addio, mia cara.
 ZELINDA
670Ferma, che se vuoi regno, io te lo arreco,
 se morte, ho core anch’io per morir teco.
 TEUZZONE
 Non far co’ tuoi timori
 sì funesto presagio a’ miei trionfi.
 ZELINDA
 Quai trionfi ti fingi
675con sì deboli forze? E contro a tanti
 sì feroci nemici? Io non condanno
 l’amor nobil del regno
 ed il giusto desio della vendetta.
 Le tue condanno ah! troppo
680coraggiose speranze,
 i solleciti voti, i fiacchi mezzi. (Esce Argonte)
 TEUZZONE
 E che? Vuoi tu ch’io ceda?...
 ZELINDA
 Non è ceder vendette il maturarle.
 TEUZZONE
 Trar soccorsi o sperarli
685in sì grand’uopo onde poss’io?
 ZELINDA
                                                          Dal tempo.
 TEUZZONE
 Il tempo anzi più serve a’ miei nemici.
 Sin che nuovi ancor sono
 ne l’uso del comando,
 si sorprendano inermi.
 ARGONTE
                                             E inerme credi
690assalire un tiranno? A lui, che teme,
 la più forte difesa è ’l suo timore.
 TEUZZONE
 Un empio è mezzo vinto.
 ARGONTE
 Egli è più da temer, che a la vittoria,
 se non giova la forza, usa l’inganno.
 TEUZZONE
695E ’l cielo?...
 ZELINDA
                        Eh! Che non sempre
 la parte, ch’è più giusta, è la più forte.
 TEUZZONE
 Ma una ignobile vita è sol mia morte.
 ZELINDA
 
    Morte vuoi? Va’ pur, crudele;
 da la sposa tua fedele
700incominci il rio dolor.
 
    A’ torrenti da quest’occhi
 scoppi in lagrime e trabocchi
 tutto il sangue del mio cor.
 
 TEUZZONE
 O dei! Piange Zelinda.
705Le vostre vene, o barbari nemici,
 mi pagheran quel pianto.
 ARGONTE
 Ma, signor, poiché nulla
 ti rimuove da l’armi, almen permetti
 ch’anch’io pugni al tuo fianco.
 ZELINDA
710Sì sì, pugnino teco
 anche i Tartari miei; pugni anche Argonte;
 e fra’ rischi e le stragi
 fida ti seguirà la tua Zelinda.
 Su, mi si arrechi elmo, lorica e brando.
715Per soffrir l’armi e per vibrarle in campo
 avrò vigore anch’io
 o prenderlo saprò da l’amor mio.
 TEUZZONE
 Eh! Mia cara, non sono
 per quel tenero sen l’armi che chiedi.
720E tu, Argonte, rimanti. Il mio destino
 non è ben certo e a la mia sposa troppo
 necessario tu sei.
 Ten priego. Abbine cura.
 Temi il suo amore; e se nel cielo è forse
725stabilito ch’io cada,
 la riconduci al padre e la consola.
 ZELINDA
 E mi credi sì vil che a la tua tomba
 sopraviver potessi? E che quand’anche
 non vi fosse altra morte,
730non bastasse a formarla il mio dolore?
 TEUZZONE
 Lascia i tristi presagi
 e dammi, or che ti lascio, amato bene,
 un addio men funesto.
 ARGONTE
                                            (Il cor si spezza).
 ZELINDA
 Mio caro, ah! non fia questo,
735cieli, se v’è pietà, l’ultimo amplesso.
 TEUZZONE
 No, mio ben, nol sarà. Tu resta, io vado,
 tu a combatter co’ voti ed io con l’armi.
 O tornerò con la corona in fronte,
 più degno ad abbracciarti;
740o di questa già scarco inutil soma,
 spirto amoroso e sciolto,
 verrò a prender l’addio dal tuo bel volto.
 
    Pria di partir da voi, luci adorate,
 datemi un dolce sguardo e vincerò.
 
745   Da voi, che aprite piaghe ove mirate,
 auspici di vittoria prenderò.