Il Teuzzone, Milano, Malatesta, 1706

 SCENA XVI
 
 ZIDIANA, ZELINDA, ARGONTE
 
 ZIDIANA
 Tu, s’egli è ver che tanto
 giugni addentro ne’ cori e tanto vedi,
 chiaro ben sai s’altro più tema il mio
 che di Teuzzon la morte e la ruina.
 ZELINDA
590Regna sovra i tuoi sensi e sei regina.
 ZIDIANA
 Ah! Che dentro di noi
 freme il nostro tiranno, e con tal giogo
 che più scosso è più greve.
 ZELINDA
 Ragione imperi e rotto è ’l giogo o lieve.
 ZIDIANA
595Impotente è ragion.
 ZELINDA
                                       Sì, dove il cieco
 disio di dominar regge a sua voglia.
 ZIDIANA
 O ’l tutto non intendi o ’l peggio taci
 di mia viltà.
 ZELINDA
                          Quando gl’errori in parte
 dissimulo d’un core,
600assolvo il volto altrui da un gran rossore.
 ARGONTE
 (Cauta favella).
 ZIDIANA
                               Ah! Sii pietosa, o donna,
 come sei saggia. Vanne;
 va’, ten priego, a Teuzzon. Digli che alfine
 l’ire deponga. Digli
605che non ricusi in dono
 ciò che in retaggio ei chiede.
 Regni ma per me regni e l’abbia in grado.
 ZELINDA
 Che?
 ZIDIANA
             Renda...
 ZELINDA
                               Siegui.
 ZIDIANA
                                               Amor... Zidiana... Il regno...
 Aimè!
 ZELINDA
               Taci e sospiri?
 ZIDIANA
610(O silenzio! O sospiro
 vergognoso e loquace!)
 Va’; digli... Ah! Che assai dissi.
 S’intende un cor quando sospira e tace.
 
    Vanne... Digli... Sì, digli ch’io tacqui
615ma tacendo che ’l cor sospirò.
 
    Non sospiro quel regno che cedo;
 ma sospiro, con labbro che tace,
 quella pace che chiedo e non ho.