Il Teuzzone, Milano, Malatesta, 1706

 SCENA XV
 
 ZELINDA, ARGONTE e li sudetti
 
 ZELINDA
535Fermate, iniqui, e non osate a’ danni
 del vostro re volger le piaghe e l’ire.
 E tu, donna, se brami
 regnar felice, or non voler che ’l regno
 da una colpa cominci.
540È sangue del tuo sposo
 quel che brami versar; né ti conviene
 al manto, che ti cuopre,
 cercar grana miglior ne le sue vene.
 E a te, perfido, basti (A Sivenio)
545aver tolto lo scettro
 al tuo signor, senza volergli ancora
 tor la vita innocente. Assai fallisti
 e risparmia al tuo capo,
 anima scellerata,
550qualch’ira degli dei non provocata.
 CINO
 (Che ardir?)
 EGARO
                           (Che volto!)
 SIVENIO
                                                   O tu ch’osi cotanto,
 non so se d’ira o da follia sospinta,
 parla; qual sei?
 ZELINDA
                               Tal sono
 che risponder non degno ad uom sì iniquo.
 SIVENIO
555Non la esenti al gastigo
 il poco senno e ’l debil sesso; a forza
 tosto...
 ARGONTE
                Guardati e temi
 di offendere in costei
 le deità più sacre. Ella ad Amida
560è vergine diletta.
 Tutto sa, tutto vede e quanto ell’opra,
 quasi raggio da sol, vien di là sopra.
 SIVENIO
 Invan...
 ZIDIANA
                  Sivenio, il cielo
 mai non si tenti e in chi ne vanta i doni
565si rispetti l’audacia anche del vanto.
 Vanne ed a me costanti
 tu del campo fedel conferma i voti.
 De la regia in difesa
 Egaro vegli. Cino,
570tu osserva il prence e quanto
 egli ordisce, prevedi,
 egli tenta, previeni. Indi le pompe
 di questo giorno a noi sì sacro, in cui
 nacque col maggio il mondo,
575sia tua cura dispor. La comun pace
 a me stessa confido, al vostro affetto.
 EGARO
 Ubbidirò qual deggio. (Parte)
 SIVENIO
 Pria che la fé, mancherà l’alma in petto. (Parte)
 CINO
 
    L’onor del tuo cenno
580mia legge sarà.
 
    Si serva con fede
 che poi la mercede
 sperata con pena,
 con merto acquistata
585più grata verrà.