Il Teuzzone, Milano, Malatesta, 1706

 SCENA XI
 
 ZELINDA ed ARGONTE uscendo donde stavano nascosti
 
 ZELINDA
 Udisti, Argonte, udisti?
 ARGONTE
 Vista ho la serpe e non lontano è ’l fischio.
 Si prevengano i mali.
 ZELINDA
                                          Ah! Che far posso?
385Donna? Sola? Straniera? In tal periglio?
 Suggeritemi, o dei, forza e consiglio.
 ARGONTE
 Teuzzon si avvisi e cerchi...
 ZELINDA
 Per non solite vie tentar conviene
 la comune salute.
390Miei fedeli, si taccia (A’ Tartari del suo seguito)
 la sorte mia. Voi ne la reggia il passo
 cauti e occulti vi aprite. Ove sia d’uopo,
 al vostro braccio avrò ricorso. Argonte
 solo mi siegua, ove m’inspiri il cielo. (Partono i Tartari)
 ARGONTE
395E verran meco ardir, costanza e zelo.
 ZELINDA
 
    Numi eterni, gli affetti innocenti
 di due cori pietosi serbate.
 
    O se forse punir li volete
 in me sola le piaghe volgete
400e al mio sposo crudeli non siate. (Entra nella città)