Il Teuzzone, Milano, Malatesta, 1706

 SCENA III
 
 ZIDIANA che esce dal suo padiglione, poi EGARO
 
 ZIDIANA
 
    Occhi, non giova il piangere
 per frangere il rigor
50d’iniqua sorte.
 
    Vincerne sol lo sdegno
 può ingegno e può valor
 d’anima forte.
 
 EGARO
 Regina, egli è ben giusto il tuo dolore.
55Un momento ti toglie e regno e sposo.
 ZIDIANA
 Fabbro è ognun di sua sorte. Io, che già seppi
 il diadema acquistar, saprò serbarlo.
 EGARO
 Nobil ma vana speme.
 ZIDIANA
                                            Egaro amico,
 te, che da’ miei verd’anni e fede e sangue
60al mio fianco già unì, te chiamo a parte
 del grande arcano.
 EGARO
                                     Impaziente ascolto.
 ZIDIANA
 Pria ch’io fossi regina,
 sai che per me avvampar Sivenio e Cino.
 EGARO
 Di questo cielo i fermi poli.
 ZIDIANA
                                                    Il fuoco
65cercò sfera maggior. Nel re mio sposo
 alzò la fiamma e dilatò la vampa.
 EGARO
 Che pro? Rompono l’armi
 il nodo maritale.
 ZIDIANA
                                 Ed in un punto
 vergine, sposa, vedova già sono.
 EGARO
70A lasciar già vicina
 asceso appena e mal gustato il trono.
 ZIDIANA
 Lasciare il trono? Ah! Prima
 mi si strappi dal sen l’alma e la vita.
 Caro Teuzzon, perdona
75se t’insidio l’onor de la corona.
 EGARO
 Qual pietà? Quale affetto?
 ZIDIANA
                                                  A te si scuopra
 tutto il mio core. Amo Teuzzone e ’l cielo,
 che ben vedea quant’io l’amassi, intatta
 mi toglie al padre e mi preserva al figlio.
 EGARO
80Strano amor!
 ZIDIANA
                            Vo’ regnar per regnar seco.
 Vo’ ch’egli abbia ’l diadema
 da me, non dal suo sangue. A me frattanto
 servan le fiamme altrui. Cino s’inganni.
 Sivenio si lusinghi;
85e per goder, tutto si tenti alfine,
 l’amante in braccio e la corona al crine.
 EGARO
 
    Sostenerti ancor sul trono
 vanto sia di tua beltà.
 
    E se pure avversa sorte
90vuol ritorti un sì gran dono,
 cadrai misera ma forte,
 per destin, non per viltà.