Statira (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XVII
 
 STATIRA, ARSACE, poi IDASPE e i suddetti
 
 STATIRA
 Non principia Statira
1275il suo regnar da un’empietà. Rifiuto
 de’ vassalli ’l favor...
 ARSACE
                                       Deh, non ti tolga
 la tua fede alla Persia.
 ORONTE
 Risolvi; il primo passo
 che ti porti sul trono esser dee quello
1280di perder quest’indegno.
 STATIRA
 Crudel! Pria che il mio ben, perdasi ’l regno.
 BARSINA
 (Ambizione, amor, che far degg’io?)
 ARSACE
 
    Di’ ch’io mora e vanne al trono;
 ti perdono
1285questa cara crudeltà.
 
 STATIRA
 
    Io voler che Arsace mora? (Piange)
 
 ARSACE
 
 Chi ti adora
 tel dimanda per pietà.
 
 ORONTE
 Ingiustissimo pianto! Abbia Barsina
1290sopra i Persi l’impero e si punisca
 il traditor del pari e la nimica.
 BARSINA
 Io condannare Arsace? Amor tel dica.
 ORONTE
 Vile sospir! Vendetta a me si nega?
 Guerrieri, a voi. Qui lo uccidete...
 IDASPE
                                                               Ah, ferma.
 ORONTE
1295A un’ira coronata e impaziente
 così si oppone Idaspe?
 IDASPE
                                            Egli è innocente.
 ORONTE
 La mia ferita...
 IDASPE
                              Io ne so il reo. Riserba
 per lui tutto il tuo sdegno.
 STATIRA
 (Respiro, o stelle).
 ORONTE
                                    A me l’esponi.
 IDASPE
                                                                Idreno,
1300egli cui d’Issedon rapisti ’l regno,
 ei del padre svenato
 le vendette cercò dentro al tuo seno.
 ORONTE
 Ov’è il fellon?
 IDASPE
                            Qui ’l vedi.
 Io quegli sono. Invano ad altri ’l chiedi.
 ARSACE e DARIO
1305Oh magnanima accusa!
 STATIRA e BARSINA
                                              È salvo Arsace.
 ORIBASIO
 (Gelosia, sei pur cruda in cor che tace!)
 ORONTE
 Udite, o Persi, udite. Anche gli Sciti
 hanno i lor fasti; e una virtù straniera
 la natia desta in essi. Amai Statira;
1310e Arsace traditor quasi mi piacque
 per punirlo rivale. Or che innocente
 e lo trovo e lo abbraccio, alla mia gloria
 cede l’amor. Regni Statira e teco
 divida il soglio, avventuroso amante.
 ARSACE e STATIRA
1315Così gode in amore alma costante.
 ORONTE
 A te, Idreno, cui deggio atto sì giusto,
 qui col perdon rendo il comando. Bella, (A Barsina)
 china la fronte al tuo destin. Gli affetti
 sien tuoi vassalli e la ragion tuo regno.
 STATIRA
1320No, regni ancor Barsina
 oltra l’Eufrate; ed all’amor di Arsace
 quel di Dario succeda.
 BARSINA
 Al tuo merto ed al ciel convien ch’io ceda.
 ORONTE
 Già vinto è il vincitore.
 STATIRA
                                             E qui ad Oronte
1325giura Statira...
 ARSACE
                              E lo conferma Arsace...
 A DUE
 Fra la Persia e la Scitia eterna pace.
 TUTTI
 
    Disarmato il dio guerriero
 qui si arrende al dio di amor.
 
    E di fiamma più innocente
1330dolcemente
 qui si accende il nostro cor.
 
 Il fine della «Statira»