Statira (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XVI
 
 ORONTE, ORIBASIO, poi BARSINA e poi DARIO
 
 ORONTE
 Cotanto ardì ’l Senato?
 ORIBASIO
1250Per Statira ei decise e al voto iniquo
 serve il popolo ardito e contumace.
 ORONTE
 Con la testa di Arsace
 cadrà tutto l’ardir dal cor de’ Persi.
 BARSINA
 E allor dal tuo potere
1255gli auspizi del suo regno avrà Barsina.
 DARIO
 Quali auspizi? Statira è la regina.
 BARSINA
 (Infausto annunzio!)
 ORIBASIO
                                         (Indegno).
 DARIO
                                                               A questi applausi,
 signor, non isdegnarti. Alla corona
 si vuol Statira. Amor, pietade e zelo
1260movon l’impeto audace e con quest’armi...
 BARSINA
 E così Dario mi ama?
 DARIO
                                          Amo ma quanto
 lice all’onor. E con quest’armi, o sire,
 no, non si offende e non s’insulta Oronte.
 ORONTE
 Rapirmi ’l reo, lasciarmi invendicato
1265non è un’offesa? Di’, non è un insulto?
 DARIO
 Troppo è noto alla Persia il cor di Arsace
 per crederlo fellone.
 ORONTE
 Orsù, diasi a Statira
 l’arbitrio estremo. Vaglia
1270la scelta del Senato;
 ma stringendo lo scettro
 stringa ancora per me di Astrea la spada.
 Statira regnerà; ma Arsace cada.