Statira (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XIII
 
 IDASPE e i suddetti
 
 IDASPE
 Signor, di Arsace il nome e di Statira
 ti fa novi nimici. Ha prese l’armi
 il popolo feroce;
1175Dario lo move; ed in tumulto è tutto
 il Senato e la reggia. Omai si vuole
 per regina Statira;
 e risuonar fra l’onte
 odesi: «Arsace viva e mora Oronte».
 ORONTE
1180Tanto di speme han dunque i vinti? Or abbia,
 abbia il fallo e l’ardire il suo castigo.
 Cada qui tosto Arsace. A voi, guerrieri.
 BARSINA
 E Statira pur cada. A voi, miei fidi. (Arsace qui si avventa improvviso ad Idaspe, che gli è vicino, e toltagli di fianco la spada assalisce Oronte, in cui difesa accorrono le sue guardie)
 ARSACE
 No, non cadrà. Già stringo
1185la sua difesa. Addietro, o vili.
 ORONTE
                                                       Iniquo,
 con questo acciar...
 ARSACE
                                     Non temo.
 IDASPE
                                                           Anima ardita!
 STATIRA
 Oimè! Ti cedo Arsace e dagli aita. (A Barsina)
 BARSINA
 Sì... Ma tardo... (In questo Oronte con un colpo getta a terra la spada di Arsace e il disarma)
 ARSACE
                                Empi fati!
 ORONTE
 Vinto ancor sei.
 ARSACE
                                Misero son, non vinto.
1190Saziati.
 ORONTE
                 È troppo onore
 farti cader, per man di Oronte, estinto.
 Si deve alle tue colpe
 un carnefice vil. Traggasi, Idaspe,
 costui dove raccolto
1195siede il Senato. Io voglio
 presente alla sua pena
 chi del mio braccio osa rapirlo all’ira.
 STATIRA
 Oh dei!
 BARSINA
                  Ma di Statira
 andrà impunito il fallo?
 ORONTE
1200Seco ella pur si guidi
 custodita da’ tuoi;
 e vedrem con qual ciglio
 ella soffra in Arsace il suo periglio.
 BARSINA
 E vedrem chi le forze abbia più pronte,
1205o voi con Dario o con Barsina Oronte.
 ORONTE
 
    Tu non sai quanto spietata (A Statira)
 sia per lui la tua pietà.
 
    Tu il condanni, perché ingrata,
 e il tuo amor più reo lo fa. (Si parte)
 
 BARSINA
 
1210   Tu non sai quanto crudele (Ad Arsace)
 per costei sia la tua fé.
 
    Lascia d’esserle fedele,
 se pietà tu vuoi da me. (Si parte)