Statira (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XIV
 
 ORONTE, BARSINA, DARIO e ORIBASIO
 
 ORONTE
 Negli affari di un regno
 per suo giudice un re sdegna Statira?
 BARSINA
345Signor, al suo rifiuto
 alterigia la move, odio la sprona;
 e il ricusar che tu l’innalzi al soglio
 è timor di cader sotto al tuo voto.
 Io non sospiro, o sire,
350che il viver mio. Di tua sentenza al cenno
 chino la fronte. Vuoi che oppressa e vile
 la Persia estrema abbia i miei giorni? Gli abbia.
 Vuoi che umile io ti segua
 mio vincitor? Ti seguo. Il tuo volere
355faccia pur le mie leggi e il mio piacere.
 ORIBASIO
 (Saggia lusinga!)
 DARIO
                                  (Industrioso inganno!)
 ORONTE
 Va’. Per esser felice
 tua legge e tuo piacer sia ciò che lice.
 BARSINA
 
    Sei mia speme, mio ristoro;
360ed onoro nel tuo volto
 il mio giudice, il mio re.
 
    Vo’ che l’alma a te si aggiri
 e in sospiri ’l cor disciolto
 baci l’orma del tuo piè.