Eumene, Venezia, Albrizzi, 1697

 SCENA XIV
 
 ARTEMISIA ed ANTIGENE
 
 ANTIGENE
 Se può al braccio supplir la fede e ’l zelo,
 io quel sarò che teco...
 ARTEMISIA
310No, Antigene. Abbastanza
 mi sei fatal. Tu sol m’hai tolto Eumene,
 tu lo affidasti, e al gran periglio forse,
 più che il suo fato...
 ANTIGENE
                                      Ah, che dirai? M’offendi...
 ARTEMISIA
 Vanne, il ciel ti punisca,
315se reo ne sei.
 ANTIGENE
                           Di qual sospetto...
 ARTEMISIA
                                                              Vanne.
 Né più soffrir né più mirar poss’io
 la funesta cagion del pianto mio.
 
    O morire o al caro Eumene
 vo’ spezzar l’aspre catene
320e tornarlo in libertà.
 
    Or che priva è del suo bene,
 se più vive, è rea quest’alma
 di fierezza o di viltà.