Statira (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XVI
 
 ORONTE, ORIBASIO, poi BARSINA, poi DARIO
 
 ORONTE
 Cotanto ardì ’l Senato?
 ORIBASIO
1250Per Statira ei decise e al voto iniquo
 serve il popolo ardito e contumace.
 ORONTE
 Con la testa di Arsace
 cadrà tutto l’ardir dal cor de’ Persi.
 BARSINA
 E alor dal tuo potere
1255gli auspici del suo regno avrà Barsina.
 DARIO
 Quali auspici? Statira è la regina.
 BARSINA
 (Infausto annuncio).
 ORIBASIO
                                         (Indegno).
 DARIO
                                                               A questi applausi,
 signor, non isdegnarti. A la corona
 si vuol Statira. Amor, pietade e zelo
1260muovon l’impeto audace e con quest’armi...
 BARSINA
 E così Dario mi ama?
 DARIO
                                          Amo ma quanto
 lice a l’onor. E con quest’armi, o sire,
 no, non si offende e non s’insulta Oronte.
 ORONTE
 Rapirmi il reo, lasciarmi invendicato
1265non è un’offesa? Di’, non è un insulto?
 DARIO
 Troppo è noto a la Persia il cor di Arsace
 per crederlo fellone.
 ORONTE
 Orsù, diasi a Statira
 l’arbitrio estremo. Valga
1270la scelta del Senato;
 ma strignendo lo scetro
 stringa ancora per me di Astrea la spada.
 Statira regnerà; ma Arsace cada.