Eumene, Venezia, Albrizzi, 1697

 SCENA XIII
 
 ANTIGENE e li suddetti
 
 ARTEMISIA
275Antigene, che arrechi?
 ANTIGENE
                                            Alte sventure.
 ARTEMISIA
 Aimè!
 ANTIGENE
               Tremo, o regina,
 nel dirle a te.
 ARTEMISIA
                           Deh parla
 e finisci d’uccidermi.
 ANTIGENE
                                          Ci ha tolto
 rabbia di stelle il generoso Eumene.
 ARTEMISIA
280Ah, Peuceste, il mio cuore
 non m’ingannò. Morto è ’l gran duce.
 PEUCESTE
                                                                     È morto?
 ANTIGENE
 No, regina, egli vive.
 ARTEMISIA
 Dov’è? Perché non teco? A che non riede?
 Svelami il suo destin.
 ANTIGENE
                                          Tratto poc’anzi
285fu prigionier ne la città.
 ARTEMISIA
                                              Respiro.
 Ancor vive per noi l’invitto Eumene.
 ANTIGENE
 Non t’aduli il desio.
 Più non cel renderan le sue catene.
 PEUCESTE
 Troppo grande è l’acquisto,
290perché il trascuri Laodicea.
 ARTEMISIA
                                                    Mio sposo,
 più non ti rivedrò?
 ANTIGENE
                                      Da’ pace al duolo
 che pur me opprime. Hai nel tuo campo ancora
 chi sostener le tue ragioni e puote
 te risarcir...
 ARTEMISIA
                         Che giova il pianto? A l’armi,
295per l’acquisto d’Eumene
 tutto si tenti. Andrò la prima io stessa,
 tra ’l ferro e ’l fuoco, e sarò esempio agli altri.
 Va’; le schiere disponi,
 Peuceste, e ’l fiero assalto. Oggi il nemico
300poco forse godrà del mio dolore.
 PEUCESTE
 Sì sì, spera, o grand’alma.
 Cede ogni rischio, ove combatte amore.
 
    Non più, begli occhi, in lacrime
 vi state a tormentar.
 
305   Amor, che già v’intende,
 con dar coraggio a l’alma
 vi prende a consolar.