Statira (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XI
 
 BARSINA, ORIBASIO, poi ORONTE
 
 BARSINA
 Oribasio, qui meco
1115restino i tuoi guerrieri.
 Tu ad affrettar va’ tosto
 la scelta mia ch’è tua fortuna ancora.
 ORIBASIO
 Amor sia la mercé di chi ti adora. (Parte)
 BARSINA
 La vita di Statira
1120salvi il mio ben dal crudo Oronte... Ei viene.
 ORONTE
 La vendetta, o Barsina,
 di offeso re sdegna gl’indugi. Il reo
 qui meco trassi; e ’l foglio,
 che segnò la tua man, diasi ad Oronte.
 BARSINA
1125Diasi; non lo ricuso.
 ORONTE
 Punir le colpe è ’l primo
 dover del regno. Arsace...
 BARSINA
                                                Il so, lo accusa
 l’ombra, il luogo, l’acciar.
 ORONTE
                                                Giusto è ch’ei mora.
 BARSINA
 Ma seco rea muoia Statira ancora.
 ORONTE
1130Statira?
 BARSINA
                  Ella che mosse
 di Arsace il piè, che ne armò il braccio e l’ire,
 condannata da te, dee pur morire.
 ORONTE
 No, non morrà. Tutto il poter di Oronte
 sarà per sua difesa.
 BARSINA
                                      E per Arsace
1135tutto farà ciò che può far Barsina.
 ORONTE
 Che può col vincitor?
 BARSINA
                                         Spesso anche il vinto
 ha con che spaventar l’altrui vittoria.
 ORONTE
 Vediamlo. A me qui Arsace.
 BARSINA
                                                     A me Statira.
 Cieco è ’l tuo amore.
 ORONTE
                                        E ’l tuo furor delira.