Statira (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA V
 
 ORONTE e li suddetti
 
 ORONTE
 Indegno è un traditor ch’io de’ miei passi
 il suo carcere onori e ’l suo delitto.
940Ma ’l vostro esempio e ’l giusto
 desio di mie vendette a voi mi trasse.
 BARSINA
 E le vendette avrai.
 ORONTE
                                      Nulla risponde
 Statira?
 BARSINA
                  Ella ti niega
 col tacer contumace
945e la pena di Arsace e ’l suo dovere.
 ORONTE
 Che? Di segnar ricusa
 la tua man la sua morte?
 STATIRA
 Sien chiari i falli; alor la pena è giusta.
 ORONTE
 Parla il sangue di un re, parla il tuo ferro.
 ARSACE
950E ’l mio ferro può dir quale io mi sia.
 ORONTE
 Non più. Pensa, o Statira,
 che a una cieca pietà fai ceder tutta
 la ragion di regnar.
 STATIRA
                                      Ceda ma resti
 Statira in libertà de la sua gloria.
 BARSINA
955Di’ del tuo amor.
 STATIRA
                                  L’amo, già ’l sai; ma l’amo
 meno del giusto ancora.
 ORONTE
                                              E perché l’ami
 non sai punirlo ed innocente il chiami.
 Ma tu, Barsina, e che risolvi?
 BARSINA
                                                       Pronti (Ad Arsace)
 vedi i fulmini miei. Rispondi e temi
960di una donna real la forza e l’ira.
 ARSACE
 Non la temo e rispondo. Amo Statira.
 BARSINA
 Or odi e l’ama. A le tue offese, o sire,
 deve la Persia una vendetta... Ed io (Si ferma e guarda Arsace ad ogni posata)
 per la Persia te l’offro... Il ciel, la legge
965al labbro mio ne detta il voto... E tosto
 il segnerà la mano...
 (E non si pente ancora?)
 Ecco la mia sentenza... Arsace... mora.
 STATIRA
 Ah! Crudel.
 ORONTE
                         Sì, Barsina,
970morirà Arsace e tu sarai regina.
 BARSINA
 
    Nel tuo sangue (Ad Arsace) e nel tuo pianto (A Statira)
 due vendette avrò così.
 
    E vedrò quel laccio infranto,
 onde insieme amor vi unì.