Statira (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XIV
 
 ORONTE, BARSINA, DARIO, ORIBASIO
 
 ORONTE
 Negli affari di un regno
 per suo giudice un re sdegna Statira?
 BARSINA
345Signor, al suo rifiuto
 alterigia la muove, odio la sprona;
 e ’l ricusar che tu l’innalzi al soglio
 è timor di cader sotto al tuo voto.
 Io non sospiro, o sire,
350che ’l viver mio. Di tua sentenza al cenno
 chino la fronte. Vuoi che oppressa e vile
 la Persia estrema abbia i miei giorni? Gli abbia.
 Vuoi che umile io ti siegua
 mio vincitor? Ti sieguo. Il tuo volere
355faccia pur le mie leggi e ’l mio piacere.
 ORIBASIO
 (Saggia lusinga!)
 DARIO
                                  (Industrioso inganno!)
 ORONTE
 Va’. Per esser felice
 tua legge e tuo piacer sia ciò che lice.
 BARSINA
 
    Sei mia speme, mio ristoro;
360ed onoro nel tuo volto
 il mio giudice, il mio re.
 
    Vo’ che l’alma a te si aggiri
 e in sospiri il cor disciolto
 baci l’orma del tuo piè.