Statira (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XII
 
 DARIO e li suddetti
 
 DARIO
 Cessino l’ire. A le nostr’armi, amici,
 la fortuna de’ Sciti
 minaccia i fati estremi.
 ORIBASIO
                                             È vinto il campo?
 DARIO
265Né basta. Per le vie
 de la cittade oppressa
 corron le stragi ad inondar la reggia.
 ARSACE
 Statira... O dio!...
 DARIO
                                  Già di Barsina al seno,
 di Statira a la fronte
270le porpore e ’l diadema usurpa Oronte.
 ARSACE
 Vado; sarò al mio bene,
 se non per sua difesa, avversi numi,
 per sua vittima almeno.
 La vittoria o la morte
275dirà s’io sono amante o s’io son forte.
 
    Al mio braccio ed al mio brando
 la mia fé dà più valor.
 
    E se pur cadrò pugnando,
 morto ancor sarò d’inciampo
280al superbo vincitor.