Statira (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 Eccellenza,
    uscendo alla pubblica vista, il presente nostro drama ci addimanda che almeno rimanga felicitata la sua comparsa con alcun fregio che ne asconda le imperfezioni ed impegni la censura a diventare compatimento. Stando noi in questo pensiero, ci vien suggerito dal nostro comune ossequio il nome di vostra eccellenza; ed essendo questo per tanti capi incomparabile, e’ ci pare l’unico mezzo per conseguire il fine desiderato, essendo cosa certa che, rapita la mente di ognuno dall’ammirazione dovuta alle vostre onorate prerogative, o crederà che il libro sia degno di lode, perché da voi favorito lo vede, o in grazia del vostro patrocinio ci assolverà da quel biasimo che meritano i suoi difetti. Per singolar ventura di quest’ingegnoso interesse, sappiamo che, fra le altre cospicue doti che adornano l’eccellenza vostra, risplende in particolare una magnanima benignità, la quale può considerare come voto di umilissima speranza ciò che presso all’altre sarebbe giustamente stimato per un atto di temerario ardimento. E per verità, tralasciando le ragioni della vostra grandezza ed i fasti antichissimi del vostro chiarissimo sangue, non è che una presunzione il consacrare un componimento a voi che, con tanto decoro del vostro sesso e con tanta invidia del nostro, non solo possedete le scienze e l’arti più nobili ma col possesso vantate pur anche l’autorità di darne sicuro giudicio sovra l’altrui talento. Voi, madama, oltre l’esser lo stupore e la pompa della vostra patria, giugneste ad esser la maraviglia del mondo erudito, qualificando le più fiorite accademie, e specialmente quella degli Arcadi, nella quale si propongono, come norme ed esemplari all’ingegno degli altri, i parti del vostro e dove, per avervi compagna sotto il nome di Nosside Ecalia, tanti letterati di primo grido hanno il loro principale ornamento. Questi sono gli argomenti che potrieno spaventare la nostra intrapresa, se non ci fosse noto che uguale al sapere avete il zelo di promuover le belle lettere; onde, quando appunto vi confessiamo che non vi è proporzione tra la debolezza di questa nostra offerta e la forza sublime del vostro spirito, supplichiamo l’eccellenza vostra a voler accoglierla cortesemente, affinché da un così gran beneficio, qual è quello del vostro gradimento, conosca il mondo che per nostro vantaggio abbiamo saputo ben consacrar questo drama, se per nostra confusione non abbiamo saputo ben comporlo. Degnatevi, così vi supplica il nostro rispetto, che unita a tale speranza ne sia lecito di umiliarvi quella venerazione con la quale in voi si onora da tutti la viva tutela della virtù; e con profonda riverenza ci protestiamo di vostra eccellenza umilissimi, divotissimi ed obbligatissimi servitori.
 
    N.N.
    Venezia, li 2 febbraio 1705