Ambleto (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XVIII
 
 VALDEMARO, poi ILDEGARDE, poi GERILDA, poi VEREMONDA e FENGONE
 
 FENGONE
 Deh, Valdemaro, il tuo valor mi tolga
 alle miserie mie.
 VALDEMARO
 Quel valor cui negasti, empio e lascivo,
 Veremonda in mercede?
1500A chi non è mio re, nego la fede.
 FENGONE
 A te, bella Ildegarde,
 chieggo soccorso. Il nostro amor ten prega.
 ILDEGARDE
 Infedele. Or mi preghi?
 Resta, che del tuo amore,
1505perché fu passagger, scordossi ’l core.
 FENGONE
 Gerilda, mia regina, amata sposa.
 GERILDA
 Nomi che mi togliesti ingrato e cieco.
 A me in fronte, tu il sai, più non s’inchina
 il titolo di sposa e di regina.
 FENGONE
1510Almen tu, Veremonda,
 toglimi alle catene.
 Ten prego per la tua virtù pudica.
 VEREMONDA
 Tardi, o fellon, la mia virtù conosci.
 Ingiusto l’offendesti; e invan presumi,
1515reo di più colpe, al fio sottrarti.
 FENGONE
                                                           Oh numi!