Eumene, Venezia, Albrizzi, 1697

 SCENA VII
 
 LAODICEA e LEONATO con seguito
 
 LEONATO
150A tuo favor, regina,
 pugnano gli elementi; il fuoco e l’onda
 serve a la tua vendetta; e ne fan fede
 que’ naufragi al tuo sguardo e quegl’incendi,
 scintille di quel fuoco
155che nel mio sen co’ tuoi begli occhi accendi.
 LAODICEA
 Principe, non è questa
 la tua prima vittoria o ’l primo dono
 che Laodicea da l’amor tuo riceve.
 Da quel grande Alessandro, a cui tu fosti
160e per natali e per virtù congiunto,
 generoso altre volte a me impetrasti
 quella stessa corona
 ch’ora sul capo a stabilir mi vieni.
 Ti è premio l’opra; io, con offrirti il trono,
165non pago il benefizio e rendo il dono.
 LEONATO
 Non intendi i miei voti,
 regina, o pur t’infingi. Un dolce sguardo,
 che tu volga al mio cuor, basta a la brama;
 e la sola speranza
170fa l’ultimo piacer di un cuor che t’ama.
 LAODICEA
 (Finger mi giova). Ancor quest’alma sente
 tutto il primo terror. L’armi nemiche
 stringono la città; minaccia Eumene;
 e la rival nipote ancor c’insulta.
 LEONATO
175Tutto alfin cederà.
 LAODICEA
                                    Vinti i perigli,
 a’ più teneri affetti
 darà luoco il timor.
 LEONATO
                                      Dunque mi lice?...
 LAODICEA
 Tutto sperar. (T’inganni).
 LEONATO
 Con sì cara promessa io son felice.
 LAODICEA
 
180   Spera pur, se la speranza
 può dar calma al tuo pensier;
 
    e rinforza la costanza
 con l’idea del suo piacer.