Ambleto (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VIII
 
 ILDEGARDE e i suddetti
 
 ILDEGARDE
 Ambleto, idolo mio.
 AMBLETO
 Qual idolo ti sogni?
 ILDEGARDE
1210In te che adoro...
 AMBLETO
                                  Taci
 che, se di questi sassi alcun ti ascolta,
 diratti...
 ILDEGARDE
                   E che?
 AMBLETO
                                  Che più di me sei stolta.
 ILDEGARDE
 Tale mi rende amore.
 AMBLETO
 Amor conosci? Ove il vedesti mai?
 ILDEGARDE
1215A’ tuoi bei lumi appresso.
 AMBLETO
 T’inganni. Eccolo espresso.
 Vedi che di Cupido
 porta in fronte per te dardi e facelle.
 VALDEMARO
 Il ciel vuol ch’io sia vostro, o luci belle.
 ILDEGARDE
1220Misera mia speranza!
 AMBLETO
 La speranza tu sei?
 Dagli tosto il tuo core,
 che mai non va senza speranza amore.
 Su, porgimi la destra. E tu la prendi.
 VALDEMARO
1225Ubbidisco.
 ILDEGARDE
                       Ma...
 AMBLETO
                                   Che?
 ILDEGARDE
                                               Tu non m’intendi.
 AMBLETO
 T’intendo sì. Tu sei qual rosa appunto
 che brama il sol vicino e poi ritrosa
 nelle foglie si chiude;
 ma il modesto rossor vincasi; e intanto,
1230perché sono Imeneo,
 del laccio marital gli applausi io canto.
 
    Mille amplessi
 preparate, i più tenaci
 e i vezzi fra di voi sien mille e mille.
 
1235   Poi con essi
 mille e mille sieno i baci
 alle labbra, alle guance, alle pupille.