Ambleto (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XVI
 
 FENGONE con seguito, VALDEMARO e i suddetti
 
 VALDEMARO
 (Funesto incontro!)
 FENGONE
                                       Ambleto, Veremonda,
 fuor della reggia? Tu prigion? Tu stolto?
 VEREMONDA
970Sinché la tua vittoria
 la libertà mi tolse e le grandezze,
 chinai la fronte al mio destin; ma quando
 nel vincitor conobbi
 il mio crudel tiranno...
 FENGONE
975È tirannia che amore
 ti renda il ben che ti rapì fortuna?
 VEREMONDA
 La gloria e non l’amore a me lo renda.
 VALDEMARO
 (Oh magnanimo ardir!)
 AMBLETO
                                               Che strani mostri!
 Pluton tu sei. Cerbero è quegli e questa
980Proserpina rapita.
 FENGONE
 Vano è il pensier. Chi seppe
 involar Veremonda al mio potere,
 non è stolto ma il finge.
 VEREMONDA
                                             E pur t’inganni.
 Nel volto di costoro
985leggi qual sia della mia fuga il reo.
 AMBLETO
 Son questi tante fiere. Io sono Orfeo.
 FENGONE
 Son questi, Valdemaro, i tuoi custodi.
 VALDEMARO
 Signor, della mia fede
 perdona all’amor mio le colpe. Offeso
990il tuo sen non credei dalle mie brame;
 e quando alla rapina io mi disposi,
 pensai dentro al mio core
 non di torla al mio re ma al tuo rigore.
 VEREMONDA
 (Reo si finge con l’empio).
 AMBLETO
                                                   (Oh traditore!)
 FENGONE
995(È poderoso il duce,
 perché l’armi ha in balia. Seco si finga
 ma si riserbi ’l colpo).
 Al valor del tuo braccio
 tutta de’ falli tuoi dono la pena.
1000Vanne alla reggia e svena al mio piacere
 l’ardir del tuo volere.
 AMBLETO
 (Oh scellerate frodi!)
 VEREMONDA
 (Segno del tradimento
 è un sì facil perdono).
 VALDEMARO
1005(Sapesse almen quanto innocente io sono). (Si parte)