Ambleto (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XV
 
 FENGONE e poi VEREMONDA
 
 FENGONE
 Viene la bella. Oh quale
 mi si accende nel sen voglia amorosa!
 Ma finché rode il petto
 tarlo di gelosia, taccia l’affetto.
 VEREMONDA
380Eccomi a’ cenni tuoi.
 FENGONE
                                         Mia principessa,
 che a te non toglie il grado
 chi ti tolse l’impero, a me chiedesti
 di frenare il desio di Valdemaro.
 Il feci, o bella.
 VEREMONDA
                             E fu cortese il dono.
 FENGONE
385Per me non fosti al suo trionfo esposta,
 spettacolo infelice.
 VEREMONDA
 E fu dono gradito il mio contento.
 FENGONE
 Or di mia cortesia, de’ doni miei
 ti chieggo una mercé.
 VEREMONDA
                                          Giusta? L’avrai.
 FENGONE
390Ambleto già ti amò; tu pur l’amasti.
 Vo’ saper s’ei sia folle o s’ei s’infinga.
 Già m’intendi. A momenti
 qui giungerà. Con esso
 rimanti in libertà. Lascia che sfoghi
395senza contrasto il genio antico o parli
 in sua balia, qual parla altrui, da stolto.
 VEREMONDA
 Cieli!
 FENGONE
              Ei vien. Qui mi celo e qui l’ascolto. (Si ritira)