Ambleto (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VII
 
 VALDEMARO con seguito e poi VEREMONDA
 
 VALDEMARO
 
    Tromba in campo e spada in guerra
 più non armi i suoi terrori.
195Abbiam pace, abbiam vittoria.
 
    Volto il ferro in miglior uso,
 sol le glebe apra alla terra
 e coltivi eterni allori,
 Dania invitta, alla tua gloria.
 
 VEREMONDA
200Eccomi, Valdemaro. A’ tuoi trionfi
 servano pur di Veremonda i ceppi.
 Tuo pregio è ch’io gli tragga ed è mio vanto
 trargli in trofeo senza viltà di pianto.
 VALDEMARO
 S’io per tuo scorno o per mio fasto agli occhi
205della Dania ti esponga, a te lo dica
 quel rispettoso amor...
 VEREMONDA
                                            Di amor non parli
 a infelice beltà chi tal la rese.
 VALDEMARO
 Del nimico le offese
 risarcirà l’amante.
 VEREMONDA
210Tardo è il riparo e la cagion n’è vile.
 VALDEMARO
 Non condannar di tua beltà i trofei.
 VEREMONDA
 Se piacciono a un nimico,
 son ribelli al mio cor fin gli occhi miei.