Ambleto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XIV
 
 AMBLETO da Bacco e li suddetti
 
 AMBLETO
1345O che fiamme! O che foco! Un venticello
 de’ più freschi e soavi
 qui tosto venga. Io già lo prendo e tutto
 lo spargo a voi d’intorno.
 VEREMONDA
 (O mia cara speranza!)
 AMBLETO
1350Sediam; ma dimmi, adesso è notte o giorno?
 FENGONE
 Non vedi arder le stelle?
 AMBLETO
 Ah, sì, le veggio. O son pur chiare e belle.
 Ma non son stelle, no.
 GERILDA
                                          Che dunque sono?
 AMBLETO
 Infocati sospiri
1355che già son giunti ove hanno i numi il trono.
 VEREMONDA
 (Io ne intendo il mistero).
 AMBLETO
 Orsù, questo è ’l momento
 che anch’io trionferò. Bacco vedete
 che renderà soggette al carro eccelso
1360le tigri più crudeli.
 FENGONE
                                     (Attento osservo).
 AMBLETO
 Su, lodate col canto i miei trionfi;
 e propizie e sincere
 risponderan con l’armonia le sfere.
 CORO
 
    Qui di Bacco ne la reggia
1365si festeggia il dio d’amore.
 
 AMBLETO
 No no. Questa non è
 canzon degna di me. Udite, udite.
 
    Qui d’Astrea vicino al soglio
 sorgerà lieto l’onore;
 
1370   e sarà temuto scoglio
 per l’orgoglio il mio valore.
 
 CORO
 
    Qui di Bacco ne la reggia
 si festeggia il dio d’amore.
 
 AMBLETO
 Festeggi dunque Amore. Io de le selve
1375nume e custode un tempo, a voi ne trassi
 alcun de’ miei seguaci. Eccoli. Amico,
 a la danza, a la danza. (Siegue il ballo)
 FENGONE
 Col pregiato liquor bramo, Siffrido,
 del genio mio felicitar la sorte.
 SIFFRIDO
1380(E tu berrai la morte). (Parte)
 VEREMONDA
 Sia pur felice il tuo primiero affetto.
 FENGONE
 Son giudice a costei, non più suo amante.
 GERILDA
 (Cangiamento tiranno!)
 AMBLETO
 Chi credi più assetato, (A Siffrido che torna; e gli leva la coppa dalle mani)
1385Tantalo o Radamanto? Io berrò pria.
 SIFFRIDO
 (Sorte nemica!) Usurpi
 al re, sì temerario, i primi sorsi?
 AMBLETO
 Hai ragione, hai ragione.
 A la salute mia beva Giunone. (Presenta la coppa a Gerilda)
 FENGONE
1390Lascia, o Siffrido, in libertade il folle.
 VEREMONDA
 (Io temo e spero).
 AMBLETO
                                    (Bevi (A Gerilda)
 e rallegrati il cor. Tosto ritorno). (Parte)
 SIFFRIDO
 (In periglio Gerilda? Ahi! Che far deggio?)
 GERILDA
 Non festeggia di un empio
1395Gerilda i tradimenti;
 e sì vil non son io, benché negletta. (Getta la coppa)
 SIFFRIDO
 (Si perdé nel velen la mia vendetta). (Parte)
 AMBLETO
 (Mi arrida il ciel). Con tanto foco intorno (Tornando con coppa in mano)
 ha una gran sete il sol. Prendi. Ristora
1400le tue labbra vezzose.
 Sì, prendi. (A lui lo porgi e solo ei beva). (A Veremonda)
 VEREMONDA
 A te, signor, si dee... (La porge a Fengone)
 FENGONE
                                         Sì, Veremonda,
 sia lieto il viver nostro;
 ed ai voti del cor risponda amore. (Beve)
 VEREMONDA
1405(Risponda pur lo sdegno).
 GERILDA
 (Più soffrir non poss’io). Vedi, a’ tuoi giorni... (A Fengone)
 (Ma taci, incauto zelo. Ambleto è figlio).
 AMBLETO
 Godeste i freschi fiati
 de’ zeffiretti amici. Or non più indugi;
1410gite al riposo, sì. Gite al riposo.
 FENGONE
 (Cor, che non è geloso, al certo è stolto).
 Porgi, o bella, la destra.
 VEREMONDA
 (La destra? Oh dio!)
 AMBLETO
                                        La destra, sì; che tardi?
 Vorrai che vada solo Amor ch’è cieco?
1415Tosto potria cader. Non più. Va’ seco.
 FENGONE
 (Non vuole altro cimento una pazzia
 che cede un sì gran ben). Cor mio, che pensi?
 A le piume mi chiama il grave sonno.
 VEREMONDA
 Vicina ho la vergogna ed il periglio. (Verso Ambleto)
 AMBLETO
1420Va’. Non temer. Mostra più lieto il ciglio.
 FENGONE
 
    Sì sì, consolami
 né più tardar;
 e affretta il giubilo
 del mio piacer.
 
1425   Sul trono amabile
 vieni a regnar;
 nel regio talamo
 vieni a goder.
 
 VEREMONDA
 
    Verrò; già l’anima
1430desia d’amar;
 e amor sollecita
 il mio dover.
 
    Parto; ma timida
 non so sperar;
1435parto; ma nobile
 non vo’ temer.