Ambleto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA IV
 
 VEREMONDA e FENGONE
 
 FENGONE
 Sciolto dal grave laccio
 posso pur senza colpa
 offerirti una man che ti alza al trono.
 VEREMONDA
1105Da’ mali altrui felicità non cerco.
 FENGONE
 Vieni, o cara...
 VEREMONDA
                             A la tomba?
 FENGONE
                                                     A l’are sacre...
 VEREMONDA
 Che or or contaminate ha un tuo ripudio?
 FENGONE
 Nasce da questo sol la tua grandezza.
 VEREMONDA
 Me la insegna a temer l’altrui caduta.
 FENGONE
1110Provoca l’ire chi ’l favor rifiuta.
 VEREMONDA
 Meno de l’amor tuo temo il tuo sdegno.
 FENGONE
 Ora il vedrem. Custodi,
 qui se le guidi e se le lasci Ambleto.
 VEREMONDA
 (Ahimè!)
 FENGONE
                     Piega già stanco
1115Febo a l’occaso. In vuote piume, o bella,
 non vo’ languido trar freddi riposi.
 Tu vi verrai preda o consorte. Ambleto,
 o deliri o s’infinga,
 le pene soffrirà di un tuo rifiuto.
1120Sì, Veremonda, la sentenza è questa;
 pensaci, o la tua mano o la sua testa.