Ambleto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XVI
 
 FENGONE con seguito, VALDEMARO e li suddetti
 
 VALDEMARO
 Funesto incontro!
 FENGONE
                                   Ambleto, Veremonda,
 fuor della reggia? Tu prigion? Tu stolto?
 VEREMONDA
970Sinché la tua vittoria
 la libertà mi tolse e le grandezze,
 chinai la fronte al mio destin; ma quando
 nel vincitor conobbi
 il mio crudel tiranno...
 FENGONE
975È tirannia che amore
 ti renda il ben che ti rapì fortuna?
 VEREMONDA
 La gloria e non l’amore a me lo renda.
 VALDEMARO
 (O magnanimo ardir!)
 AMBLETO
                                            Che strani mostri!
 Pluton tu sei. Cerbero è quegli e questa
980Proserpina rapita.
 FENGONE
 Vano è ’l pensier. Chi seppe
 involar Veremonda al mio potere,
 non è stolto ma ’l finge.
 VEREMONDA
                                             E pur t’inganni.
 Nel volto di costoro
985leggi qual sia de la mia fuga il reo.
 AMBLETO
 Son questi tante fiere. Io sono Orfeo.
 FENGONE
 Son questi, Valdemaro, i tuoi custodi.
 VALDEMARO
 Signor, de la mia fede
 perdona a l’amor mio le colpe. Offeso
990il tuo sen non credei da le mie brame;
 e quando a la rapina io mi disposi,
 pensai dentro al mio core
 non di torla al mio re ma al tuo rigore.
 VEREMONDA
 (Reo si finge con l’empio).
 AMBLETO
                                                   (O traditore!)
 FENGONE
995(È poderoso il duce,
 perché l’armi ha in balia. Seco si finga
 ma si riserbi il colpo).
 Al valor del tuo braccio
 tutta de’ falli tuoi dono la pena.
1000Vanne a la reggia e svena al mio piacere
 l’ardir del tuo volere.
 AMBLETO
 (O scellerate frodi!)
 VEREMONDA
 (Segno del tradimento
 è un sì facil perdono).
 VALDEMARO
1005(Sapesse almen quant’innocente io sono). (Parte)