Ambleto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA V
 
 VEREMONDA e VALDEMARO
 
 VEREMONDA
 O troppo, troppo semplice Gerilda!
 VALDEMARO
 Veremonda, permetti
 che teco l’amor mio...
 VEREMONDA
 Non mi offende il tuo amor, che non vi è donna,
610credilo, sì, donna non v’è che irata
 oda giammai d’onesto amante i voti;
 ma ’l tuo col mio destino
 voglion ch’io sia crudele e tu infelice.
 Amo Ambleto. Sì, l’amo. Hai per rivale
615un che nacque tuo re. Tu nel mio core
 onora il di lui grado. Ha la tua fede
 ed ha la tua virtù questo dovere.
 VALDEMARO
 Ambleto?
 VEREMONDA
                     Sì. Né basta
 che tu sveni al suo nome i tuoi desiri;
620convien che tu ’l difenda
 in questo sen. Qui lo minaccia, o ardire!
 e qui l’insidia il re con empia brama.
 VALDEMARO
 Il re?
 VEREMONDA
              Dillo tiranno e tale ei mi ama.