Ambleto (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA IX
 
 FENGONE, VALDEMARO e poi GERILDA
 
 FENGONE
 Vieni, o duce, agli onori.
 VALDEMARO
 Meco piangete, o sfortunati amori.
 GERILDA
 Fermati, o re.
 FENGONE
                            Consorte.
 GERILDA
270A un sol passo che inoltri, avrai la morte.
 FENGONE
 Come?
 VALDEMARO
                 Che?
 GERILDA
                             Già ruina
 la fatal pompa.
 VALDEMARO
                              O precipici orrendi!
 GERILDA
 E si apron tombe ove i trionfi attendi.
 FENGONE
 Ed è ver ch’io ti deggia...
 GERILDA
275La vita, sì, per mia sciagura, iniquo.
 FENGONE
 Ma chi l’inganno ordì? Come, o Gerilda,
 a te ne giunse il grido?
 VALDEMARO
 Parla, scuopri l’infido.
 GERILDA
 Si svelò il tradimento;
280si taccia il traditor. Dir quel dovea
 la moglie di Fengon. Tacer dee questo
 la moglie di Orvendillo.
 FENGONE
 Chi mi lascia in timor, mi vuole in rischio.
 GERILDA
 Piacemi che principi
285sin da la mia pietà la mia vendetta.
 FENGONE
 Deh! Consorte diletta...
 GERILDA
                                             Addio. Rimanti
 salvo per me, per me di vita incerto.
 Prega gli dei che tutti
 mi giungano a l’orecchio i tuoi perigli,
290che di me non avrai miglior difesa.
 Ma ti vegliano ancora
 tanti nemici e tante insidie intorno
 che possibil non è la tua salvezza.
 Stanno l’odio e la morte a le tue soglie;
295temi ciascun; sol non temer chi è moglie.