Antioco (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA III
 
 ANTIOCO
 
 ANTIOCO
 E mi lasci così? La mia innocenza
535sfida tutto il rigor del trono irato?
 Per non esser rival dunque son reo?
 Un atto di virtù colpa si crede?
 Perfidia il zelo e fellonia la fede?
 
    Stelle spietate e barbare,
540il vostro sdegno opprimermi
 con più rigor non può.
 
    Era per voi già misero;
 or misero colpevole
 anche per voi sarò.
 
545Se il merito è delitto,
 assolvetemi, o numi. Io nella reggia
 di Stratonica il core
 profanerò con li miei voti. Al padre
 empio l’usurperò. Saranno audaci
550ma giuste... O ciel! Che parlo? Antioco, taci.
 Frena il folle consiglio.
 Può Seleuco negar d’esserti padre;
 ma tu negar non dei d’essergli figlio. (Resta pensoso)